venerdì 14 marzo 2014

Donne rancorose


Non riesco a trovarlo, in casa, eppure sono sicurissima di averlo. Si tratta di “Un giorno all’anno” di Christa Wolf. Eccolo.  E' un diario che non è un diario, un’autobiografia che non è un’autobiografia; perché lei sceglie un giorno a caso del calendario, il 27 settembre, per essere precisa, e per quaranta anni lo descrive nei dettagli. 
Anch'io faccio qualcosa di simile, ma in maniera più disordinata e casuale, con il diario di facebook. A volte vado indietro, per quel che è possibile, cioè fino al 2009, nello stesso mese e nel giorno più vicino a quello dell'adesso. Come ho appena fatto.


Paul Klee, Anche il viso dal corpo, 1939
Nella data più vicina a quella di oggi di due anni fa ho trovato un’amara descrizione di donna. Forse la scriverei diversamente, ora; però la riflessione sarebbe la stessa: non sono o non sono sempre e solo gli uomini il nostro motivo di infelicità; siamo noi stesse a crearla e poi a seminarla  quando diventiamo rancorose e rassegnate a esserlo per sempre.

Paul Klee, Marionette
Mi basta leggere poche parole per ricordare esattamente dove ero: in quale città, in quale albergo e che ero da sola. Trovo davvero incredibile tanta memoria, data la banalità della situazione descritta...

Roma, marzo 2012
Ha la bocca piegata verso il basso in una smorfia di malcontento e si muove magra e dritta tra i tavoli della prima colazione.

Ci sono molti cibi diversi a disposizione e un grande assortimento di pane di vario tipo, ma lei cerca qualcosa che non c'è: vuole trovare il difetto, la mancanza, l'imperfezione, un motivo di rabbia e infelicità, insomma.


Paul Klee, Marionetta (dettaglio)

Così, con un guizzo di luce contenta nello sguardo, (guizzo più che rapido) chiede panini al burro. Non ci sono dice il cameriere e perché replica seccata lei ma è domenica dice lui e non capisco dice lei e via così per un po'. Il suo tavolo resta sguarnito e triste. C'è posata solo un po' di frutta anemica; la meno colorata, insomma; e poi un paio di prugne depresse, uno yogurt bianco e, naturalmente, magro. Basta. 


Paul Klee, Marionetta
Ecco che arriva anche lui: pancetta, calvizie incipiente e sorriso che si spegne sulla soglia non appena getta lo sguardo in direzione della figura rancorosa della compagna; e infatti lei lo aggredisce subito con la questione dei panini al burro. Appena lui è più vicino gli sibila piano il "ma che albergo è questo e come lo hai scelto" e le si legge in faccia la soddisfazione del "lo sapevo, io, che non ne fa una giusta". Le sue parole sono coltelli invisibili e affilatissimi, e sono affascinata da tanta maestria distruttiva, da tanta tecnica dell'infelicità.

Paul Klee, Marionette
Più tardi questa donna troppo magra mi torna in mente mentre mi lascio cullare con gli occhi chiusi e penso al delitto del gettare via la vita e i suoi doni. Domenica dal finestrino di un treno, nel sole di quasi primavera: verde, acqua, case, bambini, animali, profumi. E il cinema, più tardi, le parole intrecciate, le fusa dei miei gatti, la notte. Doni.

Paul Klee, Giardino a Saint-Germaine,
quartiere europeo di Tunisi, 1914

1 commento:

  1. Non conoscevo le marionette di Klee, le trovo affascinanti e inquietanti.

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