martedì 1 settembre 2015

A volte non capisco i miei simili

Poco fa, per un'involontaria associazione di idee, mi è tornato alla mente un piccolo episodio, di per sé insignificante, che mi ha molto divertita. Stavo pensando a come alcuni si rendano complicata la vita con comportamenti compulsivi e  al fatto che io non riesco a capirli. No, a volte non capisco davvero i miei simili. Per esempio certi strani pescatori che incontro, a volte, in una spiaggia che richiede di fare un bel tratto a piedi e per questo è poco frequentata.

Tra Cecina e Bibbona - agosto 2015
Questi uomini dispiegano una collezione di canne da pesca giganti piantandole vicino all'acqua e guardandoli io non posso fare a meno di interrogarmi sul senso del loro successivo allontanarsene. Essi, infatti, se ne stanno all'ombrellone con la loro partner ed è raro che succeda qualcosa nella zona canne. Al massimo possono abboccare uno o due pescetti di pochi centimetri in cambio di un'attesa passiva lunga quanto tutta la giornata.



Quest'ultimo sabato, alla mia destra, a circa 30 metri, ci sono 7 o 8 canne da pesca giganti in fila di fronte a un ombrellone. Alla mia sinistra, a 50 metri circa, c'è invece una coppia con un cane che a un certo punto si alza e si muove determinato, quasi correndo; oltrepassa la mia postazione incurante dei padroni che lo chiamano e va avanti. Si avvicina alla prima canna da pesca, alza la zampa posteriore e la tratta come fosse un albero. Poi, liberato e felice, torna indietro dopo avere dotato di senso ciò che a me è sempre sembrato insensato. Ho riso a lungo, e anche ora lo faccio, ripensandoci.