Dipendenze e suggestioni. Ho dedicato molte ore, per diversi giorni, a leggere e a guardare filmati intorno a questo argomento che rientra nei miei percorsi di ricerca e che mi sta molto a cuore. Con oggi chiudo e comincio a tirare le fila, ma quasi quasi vorrei tornare indietro e non avere approfondito proprio niente. Perché comprendere, a volte, lascia solo il sapore amaro dell’impotenza.
Dipendenza e suggestione sono diventate il perno attorno al quale ruotano molti legami di gruppo; politici, ma anche di altra natura. Provo una fitta al cuore pensando, per esempio, al business del dolore o ai viaggi della speranza. E so, per averlo constatato direttamente prima della professione attuale, che spesso funzionano anche tecniche e metodologie di cura che di per sé non hanno alcuna validità, ma traggono forza ed efficacia dell’autoconvincimento e dalla sicurezza legata alla dipendenza e al senso di appartenenza. Quando ci si affida a esse si attribuisce loro il merito di qualsiasi evento positivo ci capiti casualmente di vivere. Gli eventi negativi, invece, si ribattezzano come positivi mascherati, che servono per predisporci a ciò che di buono verrà dopo. Si pensa, così, di potere controllare tutto, evitare l’inaspettato e persino fermare il tempo. Bianco o nero. Come nei film di John Wayne.
Prendere solo ciò che ci conferma, cancellare ciò che ci genera il minimo malessere e pazienza se si getta via qualcosa di buono o di bello, l’importante è fare velocemente. Si evita di contattare l’ambivalenza, dunque l’inquietudine, il dubbio, la necessità di essere responsabili di una scelta che sia davvero nostra.
Se si affacciano alla mente possibili tentennamenti o critiche rispetto al gruppo e ai principi sui quali si regge ci se ne libera perché non possiamo pensare di esserci ingannati per mesi o anni. E allora perseveriamo, vivendo, a volte, una vita come fossimo in trance, nella quale forse si soffre meno, ma si è ancora più soli. Non è possibile, infatti, quando si è prigionieri di un legame di gruppo del genere, stabilire alcuna duratura e profonda relazione. Guai a lasciarsi penzolare da un trapezio, senza la protezione, sotto, della rete! Guai a lasciarsi andare ai sentimenti senza la preventiva sicurezza sul futuro, su come andrà a finire. Guai a perdere anche una piccola fetta di controllo della realtà.
Se si affacciano alla mente possibili tentennamenti o critiche rispetto al gruppo e ai principi sui quali si regge ci se ne libera perché non possiamo pensare di esserci ingannati per mesi o anni. E allora perseveriamo, vivendo, a volte, una vita come fossimo in trance, nella quale forse si soffre meno, ma si è ancora più soli. Non è possibile, infatti, quando si è prigionieri di un legame di gruppo del genere, stabilire alcuna duratura e profonda relazione. Guai a lasciarsi penzolare da un trapezio, senza la protezione, sotto, della rete! Guai a lasciarsi andare ai sentimenti senza la preventiva sicurezza sul futuro, su come andrà a finire. Guai a perdere anche una piccola fetta di controllo della realtà.
Peccato che così si vive come prigionieri volontari, che rinunciano all'aria, alla libertà e ad assoporare le gioie dell'esistenza per paura di perderle e di soffrire.