giovedì 2 gennaio 2014

Lettera aperta agli uomini: sulla sessualità.


Tamara De Lempicka, La camicia rosa, 1933

Dato che mi capita di essere chiamata a parlare del corpo delle donne e di sessualità e ogni volta sottolineo l’incremento insensato di plastiche e di iniezioni di sostanze invasive, un mio amico che lo sa mi ha segnalato questo articolo su un fatto che definirei tragicomico. A un signore scoppia il pene durante un rapporto sessuale; sì, proprio così! Un grande rumoroso botto e poi anche il dolore e l’infezione mica da poco, le cure, l’umiliazione…Insomma: ci si può bene immaginare. Il pene era stato gonfiato, cioè, ingrandito, attraverso il ricorso alla stessa tecnica usata per enfatizzare il busto di noi donne quando assomiglia più a una tavola da stiro che al balcone esibito da Anita Ekberg ne "La dolce vita" di Fellini.

Anita Ekberg ne "La dolce vita" di Fellini
I seni gonfiati così, infatti, ogni tanto scoppiano proprio come è scoppiato il pene dello sfortunato protagonista dell’articolo.
La paura di molti uomini di avere il pene troppo piccolo è antica e niente affatto scalfita da concezioni più avanzate e disinibite dei rapporti, se non, per alcuni pochi anni, dalla ventata di ripensamento femminista della sessualità.


Priapo - Affresco ritrovato  a Pompei e ora
nel Museo Archeologico di Napoli
L’idea ancora largamente condivisa di una sessualità maschile intesa come prestazione non è meno avvilente di quella della donna che deve farsi merce con un proprio valore di mercato legato all’età (in maniera opposta a quanto accade al vino o ai violini, viole e violoncelli) e all’avere un corpo privo di adipe, di peli, di odori naturali. Il botulino, che è una sostanza paralizzante, quando viene iniettato nel volto di una donna le blocca, insieme alle rughe, anche l’espressività e la mimica; la possibilità, cioè, di comunicare con lo sguardo e le labbra attraverso quel linguaggio insostituibile e sincero che si lega alle emozioni profonde. Così, con un volto ridotto a maschera mortuaria, molte donne e di tutte le età indossano il proprio burqa metaforico con fierezza, autoumiliandosi servilmente proprio grazie alla conquista dell'emancipazione economica. Alla stessa stregua delle giovani ragazze che si procurano, per circa 3000 euro, un imene nuovo di zecca attraverso un’operazione chirurgica. 

Adeline Albright Wigand, Donna che legge una lettera, 1910
Una paura profonda del corpo della donna e del suo giudizio rispetto alla propria competenza sessuale impedisce ancora oggi, a molti uomini, di lasciarsi del tutto andare alla gioia di una sessualità sana, intesa come modalità di esprimere il proprio legame con l’altro, di abbandonarsi alle sue carezze e carezzare insieme la propria e l’altrui fragilità che è fatta di carne, sudore, sospiri, tremito e vertigini, ma anche di nudità senza paura e di fiducia nello sguardo dell'altro, se sa essere altrettanto carezzevole delle sue mani…
Disfunzioni erettili, uso indiscriminato di Viagra o – soprattutto tra i giovani – di simili e più economiche sostanze ed eiaculazione precoce ci dicono quanto gli uomini siano lontani dal poter godere di una sessualità che non sia dimostrativa, oggetto di valutazione, metro del proprio valore sociale. Quando a lezione ho parlato ai miei allievi del “Koro” (termine che fa riferimento alla testa della tartaruga) molti non hanno potuto fare a meno di ridere e chi non ha riso ha per lo meno sorriso. E’ una sindrome maschile, da noi sconosciuta, ma diffusa nel sud-est asiatico e studiata dall’etnopsichiatria. La sua costellazione di sintomi ruota attorno alla sensazione angosciante che il proprio pene si ritragga dentro l’addome e ogni giorno diventi più piccolo.

"Koro", cioè "testa di tartaruga". Così si chiama una sindrome maschile, tipica del sud-est asiatico, legata alla  paura che il proprio pene si ritragga sempre più fino a sparire.


Questo fenomeno, fra l’altro, si verifica di rado come sindrome isolata e assume, invece, i connotati di vere  e proprie epidemie. Ce ne sono state diverse, per esempio, alla fine del XIX secolo e poi dopo la seconda guerra mondiale. Gli uomini che ne sono affetti percepiscono dolore e urlano e si disperano, cercando di tirare il proprio pene e di fissarlo con delle pinze o con delle corde perché non rimpicciolisca e scompaia, portandoli - ne sono convinti - alla morte. Il contatto con le donne è accuratamente evitato e, anzi, c’è l’idea che essere anche solo toccato da una di loro potrebbe risultare fatale.

Hanno smesso di sorridere, i miei allievi, e si sono fatti seri, quando dal Koro sono passata a parlare delle nuove paure maschili che riguardano il qui e ora, della difficoltà di vivere gioiosamente la dimensione sessuale, legata spesso più alla fatica di dovere dimostrare qualcosa che alla felicità di potere esprimere la propria passione amorosa.

La paura prende sempre più il posto della gioia, in questi tempi oscuri che ci è dato di vivere.

Johan Baptist Reiter, Donna addormentata, 1849
Cari uomini: a noi donne non importa niente della lunghezza di un segmento del vostro corpo. Non è quella misura che determina la possibilità di stare bene con voi facendo all’amore, ma il senso che date alle carezze e ai baci. Ed è importante quanto riuscite a vivere la sessualità con gioia e non come qualcosa di tecnico, che serve a misuravi in una gara tra maschi dalla quale noi, le donne, siamo escluse. E, soprattutto, per noi è importante quanto riuscite a decentrarvi rispetto a un’idea della sessualità tutta limitata all’azione di quell’unica vostra parte per capire come funziona il nostro corpo e amarlo con rispetto e curiosità nei confronti di ciò che è diverso, imparando nello stesso tempo a rispettare di più anche voi stessi.


Gustav Klimt, Fregio di Beethoven (particolare), 1902


20 commenti:

  1. Grazie Antonella per questo intervento, che trovo molto lucido e puntuale. Hai ragione, per molti di noi l'amore è saldamente legato alla prestazione sessuale fondamentale, cioè alla penetrazione. Abbiamo infatti questa caratteristica, che non sempre l'atto ci è possibile, pur con tutta la nostra buona volontà. A volte, o spesso, i meccanismi psichici impediscono l'erezione, e questo procura angoscia in noi, senso di inadeguatezza, paura del giudizio femminile, senso di fallimento. Questo elemento ci condiziona l'esistenza, e a poco valgono le attività quotidiane, come il lavoro, lo studio, lo svago, rimane quell'ombra, quel senso latente di fallimento, di incapacità, di impotenza appunto. Si pensa che la donna voglia essere penetrata da noi, tutto il resto pare un contorno poco utile. Le carezze, i baci, paiono un semplice preparativo, e infatti si utiliza il termine "preliminari" come si fa per un campionato sportivo che prevede qualifiche a fasi successive più importanti. Forse la scuola, abbandonando per una volta il ruolo di Ipocrita Supremo, dovrebbe farsi carico -assieme alle famiglie che però spesso non ne sono all'altezza- di una reale educazione sentimentale, e non solo sessuale. Un paio d'ore alla settimana di educazione sentimentale forse aiuterebbe i ragazzi a capire cosa sia l'amore, e cosa sia la relazione tra due individui.

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    1. Il commento che segue è mio, ma contrassegnato come anonimo per misteriose ragioni che non ho voglia di indagare.

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  2. Corollario di tutto questo è la convinzione, propria anche di molti uomini "insospettabili", che la sessualità possa essere vissuta bene anche disgiuntamente dal sentimento, dalla risata e dall'ironia condivisa, dal gioco e dalla comunicazione profonda con un'altra persona. Così si alimentano relazioni frustranti nelle quali il desiderio è destinato ad affievolirsi e a spegnersi rapidamente e delle quali non resta niente, che non lasciano traccia. Però mi chiedo: non sarà anche che le donne che vivono come importante la dimensione sessuale della relazione amorosa fanno un po'' paura a voi uomini? Potrebbero, nella vostra fantasia, più facilmente tradirvi, lasciarvi...Se penso che ancora nella teoria e nella pratica psichiatrica a cavallo tra XIX e XX secolo era raccomandata l'eliminazione chirurgica del clitoride, o la sua cauterizzazione, per le donne diagnosticate come "isteriche", non posso non averne almeno il sospetto. Che differenza, allora, si può intravedere tra quella cura cruenta e la pratica, terribile, della mutilazione genitale femminile praticata in altri paesi? Dovremmo riflettere sul fatto che ci sono le parole e le convinzioni più di superficie e poi le emozioni profonde che sono anche il risultato di tracce secolari, di antichi tabù e paure ancestrali. Il corpo di noi donne racchiude molti misteri e tra questi quello del paradosso di poter contenere dentro si sé un altro corpo. E poi c'è quel rapporto strano con il sangue, simbolo sia di vita che di morte e soprattutto testimonianza di un legame più intimo e profondo con la natura. Non a caso anche le mestruazioni sono oggetto di credenze, tabù e divieti di varia natura talvolta intrecciati con aspetti di carattere religioso. Non a caso, infatti, il sangue mestruale era in altre epoche l'ingrediente principale delle pozioni magiche. Era soprattutto usato per i filtri di fascinazione, mascherato in un innocente bicchiere di vino rosso e preparato per possedere un uomo o riconquistare quello di cui si era perduto l'amore. Eppure io continuo a sognare modelli di relazione sessuale e amorosa che ci rendano più felici, sia voi uomini che noi donne, perché capaci di vivere relazioni complici e giocose, ma nello stesso tempo significative, intessute di reciprocità e confidenza vera.

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    1. Certamente l'atto sessuale per molti di noi uomini rappresenta spesso una prova da superare, un po' come un esame. Gli esami non finiscono mai, si è detto. Il piacere dell'erotismo è oggi nell'uomo spesso offuscato dal timore, più o meno latente, più o meno inconscio, di non avere le doti amatorie necessarie a soddisfare il partner. Ma, come ho già detto, è l'atto di penetrazione che più ci complica la situazione. Perché la sua realizzazione spesso è impedita da fattori incontrollabili. Insomma, pur studiando come matti, l'esame potrebbe fallire per un colpo di vento, per una risata inattesa, una finestra socchiusa, un pensiero improvviso.

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  3. Interessante, ma: vogliamo ignorare il contributo dell'aggressività a una sessualità appagante? Troppo comodo...

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    1. Dipende da cosa intendi. Molte coppie usano la sessualità per fare pace. O, in altre parole e per dirla meglio, a me pare che addirittura litighino e si aggrediscano per potere fare all’amore, per eccitarsi. In questo senso, sì, allora, hai ragione: voglio ignorare nel senso che non mi piace quel modo strumentale di concepire la sessualità messa al servizio delle nostre paure o sensi di inadeguatezza. Penso che la sessualità dovrebbe avere valore di per sé, come altro canale, più immediato e più giocoso, nonché gioioso, di comunicare all’interno di un legame significativo. Non c'entra la comodità, credo. C'entra la storia di ciascuno di noi, le sue esperienze. (Le mie non sono legate all'aggressività erotizzata degli sculaccioni presi da bambini).

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    2. Il commento che precede è mio, ma contrassegnato come anonimo per misteriose ragioni che non ho voglia di indagare.

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  4. Mentre leggevo un articolo mi è venuto in mente questo post. Secondo me è interessante l'articolo anche se non è direttamente collegato a questa riflessione, o forse sì.

    Il link all'articolo:
    http://www.softrevolutionzine.org/2014/femminismo-maschi-uomini/

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    1. Sì, è interessante. Ma al di là dei contenuti è interessante che ci si facciano tanti problemi a intervenire in maniera diretta sulla sessualità condividendo riflessioni tra maschi è femmine. Invece accade che per lo più le femmine nei parlino in maniera davvero sincera solo con altre femmine, e che i maschi ne parlino, ma in maniera davvero non sincera, secondo una recita a soggetto, solo con altri maschi. Se e quando ne parlano. Perché, invece, non dire della curiosità o della paura di ciascuno verso gli aspetti di differenza nel modo di vivere la sessualità dell'altro? Perché non condividere un'idea complice di sessualità come comunicazione più immediata e come gioco, esaltando anche gli aspetti di similarità? Ho trovato anche attinente,del post che segnali, il riferimento alla diffidenza profonda degli uomini, anche di quelli che razionalmente e idealmente non sottoscriverebbero mai e poi mai tale sentimento, nei confronti di donne che abbiano avuto molte esperienze affettive e sessuali. In questo, anche i migliori, alla fine e loro malgrado si svelano molto, ma molto fragili. Insomma, non reggono la cosa.

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  5. Io credo che i rapporti sentimentali non siano facili perchè ognuno si porta dietro tutte le sue paure, tutto ciò che gli è mancato e che vorrebbe o tutto ciò che possiede e vorrebbe dare senza che l'altro lo voglia. Secondo me, dovremmo ripensare al significato della parola "amore". Se non si capisce che l'amore non è possessione, non è annullarsi, non è compensare il vuoto che tutti ci portiamo dentro, non è riempire una solitudine, non è gratificazione personale; se non capiamo questo come possiamo non essere fragili?

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  6. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  7. una carezza inaspettata ricevuta/data in un momento irripetibile di pace può perfino dare senso e colore ad anni passati a difendere una relazione malata e dominata da freddo autocontrollo o forme di insormontabile ritrosia e timidezza: una donna sa e conosce il valore dell'attesa... (si può parlare di differenza di genere?)

    seppur distratta, al volo, spesso frettolosa, sono rimasta catturata da questo elegante blog così denso di spunti mirabili, forse perché, a dirla tutta, mi ha trattenuto infine la curiosità per il commento anonimo che mi precede: sarà stato scritto... da un uomo?

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  9. Vorrei fare un commento che forse risulterà un poco piccante o sgradito a qualcuno, sicuramente va oltre la sessualità... Se gli uomini ( e le donne) invece di pensare alla grandezza del pene pensassero ad altri attributi, tipo avere la faccia e le parole per dire di iniziare un rapporto e (molto importante )quando finisce lo stesso rapporto, invece di defilarsi... Forse questo va nella sfera relazionale oltre che sessuale.

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    1. Le due sfere sono intrecciate parecchio, sicché può andare bene anche qui...

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  10. stupidaggini allo stato puro. il solito bla bla bla bla bla femminile, però di fatto le misure del pene per una femmina contano eccome!! In effetti se non contassero nulla non se ne parlerebbe così tanto. Solo chi ha il pene piccolo può capire il dramma di una non vita, il disagio di sentirsi ogni giorno sempre più un handicappato sessuale. Cosa volete saperne del pene piccolo se proprio voi donne mettete al palo gli uomini per le scarse misure!! Ho letto tante riviste di moda e bellezza nelle quali si trattava l'argomento delle dimensioni e ho ben visto i giudizi espressi dalle donne di 30, 40 e 50 anni!! Altro che le misure non contano!! Quando un soggetto ha il pene piccolo prima di tutto non è un uomo vero, cioè un vero maschio in grado di fare l'amore con una donna e poi la sua vita vale zero proprio perchè non può relazionarsi con nessuna donna. Se poi si vuol continuare a scrivere il solito bla bla bla bla, fate pure tanto non cambiate le cose, perchè chi nasce col pene piccolo se lo deve tenere, punto e basta, cercando di dimenticare il prima possibile l'esistenza della donna nel mondo: prima lo fa e meno soffre. Di una cosa sono sicuro: tante donne sembrano indifferenti alle dimensioni del pene e anzi ti danno dello stupido se ti fissi troppo su questa cosa, poi però vorrei proprio vedere i partners maschili di queste donne!! Vorrei misurare io la lunghezza dei loro membri!! Tra il dire e il fare c'è sempre di mezzo il mare e qualsiasi donna, ripeto qualsiasi donna, nell'intimità sa sempre fare le sue ottime scelte in tema di centimetri, perchè solo quando ci sono tanti centimetri la donna prova piacere nel fare l'amore. Il resto sono solo chiacchiere da salotto. Un saluto.

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    1. Non mi risentirò del suo liquidare ciò che ho scritto come "stupidaggini allo stato puro". Capisco davvero la sua sofferenza, ma mi piacerebbe che rileggesse quello che ho scritto distaccandosi un po’ da essa, con mente e cuore meno arrabbiati. Il post, fra l’altro, non si riferisce a situazioni particolari, nelle quali si riscontri un significativo problema rispetto al sovra o sotto-dimensionamento del pene tale da rendere poco soddisfacente se non impossibile (nel caso di sovradimensione) la penetrazione. Il senso era un altro e cioè: 1) Molti uomini hanno una dispercezione del proprio pene che temono sia troppo piccolo ed enfatizzano l’importanza della sua lunghezza dal punto di vista del piacere sessuale che possono procurare a una donna. 2) Il piacere femminile relativamente all’atto della penetrazione non è legato – lo ribadisco - alla lunghezza del pene e, oltre tutto, non è dato solo da tale organo e dalla penetrazione, ma anche dalle mani, dalle labbra, dal corpo tutto intero dell’altro. 3) La sessualità non dovrebbe essere vissuta come una prestazione sulla quale si viene valutati con un voto, ma come un gioco comunicativo e un modo per coinvolgersi senza paura del giudizio dell’altro, ma spogliandosi anche metaforicamente, e non solo materialmente, delle proprie vergogne, dei tabù e dei complessi. 4) Le riviste di moda non sono la fonte migliore cui fare riferimento. Sono spesso spazzatura e anche quando non lo sono vanno sfogliate con leggerezza, senza attribuire loro un valore scientifico. 5) Ci sono molti tipi di uomini e così molti tipi di donne, alcune delle quali possono essere sciocche, fatue, superficiali o piene di stereotipi. Certo, se a lei interessa quel tipo di donna, capisco che incontri dei problemi. Le donne che ragionano in un modo diverso sono tantissime. Forse finora ha sbagliato a sceglierle oppure, e me ne dispiace, è stato sfortunato a incontrare proprio quelle più intrise di pregiudizi e più conformiste, poco libere nel pensiero...Le auguro sinceramente di potersi ricredere, dopo aver attraversato esperienze migliori di quelle che ha vissuto sinora. Non importa che mi risponda ancora, lasciamo il discorso aperto così com'è; e grazie comunque del suo commento.

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    2. Sì, però, vede così si resta sempre nel generico. Leggendo la sua lettera io mi sono sentito di rispondere perchè da soggetto purtroppo con il pene piccolo (e nel mio caso a livello patologico di micropenia, quindi non in grado di avere un rapporto sessuale con una donna) mi sembrava corretto precisare per una distinzione di fondo essenziale all'atto pratico; infatti una cosa è la dispercezione di tanti uomini verso il proprio membro (e questo giustamente lo riferisce anche lei), un'altra è la condizione patologica. Sono due cose ben distinte che mettono il soggetto maschio ai poli della vita in tema di sessualità: uno può viverla tranquillamente se non regolando il proprio squilibrio mentale temporaneo, l'altro invece no. Il primo viene normalmente accolto da una donna, il secondo no, in quanto per dimensioni ridottissime risulterebbe tecnicamente sempre inadeguato al rapporto. E' una diversità importante, fatta proprio sulle misure o sui centimetri, tanto per intenderci, e per questo ritenuti fondamentali da tantissime donne! Ho voluto risponderle solo per fare questa precisazione perchè una lettera aperta agli uomini, senza questa distinzione, sembrerebbe una lettera rivolta a tutti quando invece sappiamo che esistono soggetti, nel mucchio, non in grado di vivere - per ragioni tecniche, se così posso definirle - tutti gli aspetti della sessualità. Ecco, mi sentivo solo di aggiungere questo. Per il resto prendo per buono quello che dice nella sua risposta. Un saluto da parte mia.

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    3. Grazie di questa testimonianza e precisazione.

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  11. What's up colleagues, how is the whole thing, and what you would
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Scrivere in un blog è come chiudere un messaggio in una bottiglia e affidarla alle onde. Per questo i commenti sono importanti. Sono il segno che qualcuno quel messaggio lo ha raccolto. Grazie in anticipo per chi avrà voglia di scrivere qui, anche solo e semplicemente per esprimere la propria sintonia emotiva.