Una bellissima lezione quella che ho ascoltato oggi, tenuta da Guido Tonelli, uno dei più importanti protagonisti della scoperta che ha portato nel 2013 all'assegnazione del premio Nobel per la fisica a Peter Higgs e François Englert.
Il titolo era, infatti, "Da Galileo al Bosone di Higgs" ed è stata una lezione di filosofia e di politica con la fisica nel sottofondo. Nel sottofondo, non perché non importante; al contrario.
Una passione profonda è tale, infatti, quando riesce a cambiare la visione stessa del mondo, dei rapporti tra gli uomini e di quello che stabiliscono con la natura.
Oggi ho imparato diverse cose di fisica e siccome sono
curiosa è stato piacevole e gratificante; ma non è questo il punto principale. Il punto è l'invito che il relatore ha rivolto ai tanti giovani presenti perché non demordano di
fronte ai loro sogni e non ascoltino la voce cauta di chi li
mette in guardia rispetto alle illusioni o alle difficoltà e agli ostacoli. Ci ha fatto capire che lo scienziato – e l’ho sempre pensato, del resto – è un visionario e un sognatore che tenta ciò che è ritenuto
impossibile e per questo diventa anche capace di costruire e disponibile a
farlo.
E’ riuscito a trasformare una scoperta scientifica in una storia lunga tanti anni e ce l’ha raccontata con le parole e con le immagini, che erano, spesso, foto di situazioni e persone, di occhi entusiasti e di gesti di esultanza dopo la scoperta o di momenti di lavoro. Ci ha detto dei tanti ostacoli, delle tante volte nelle quali l’ipotesi sulla quale molte persone, in tutto il mondo, stavano lavorando, è sembrata completamente sbagliata al punto da dover abbandonare tutto e ci ha reso partecipi, poi, dell’euforia finale, dell’emozione legata non certo solo agli aspetti tecnico-scientifici della scoperta; ma all’avere ostinatamente voluto proseguire in un un’impresa ritenuta quasi folle perché convinti di potercela fare. E forse anche perché consapevoli che i sogni e la passione sono ciò che dà senso alla vita e perciò non bisogna tradirli mai.
Ci ha ricordato l’umiltà, quella dell’essere tutti figli della terra –
terra, humus – perché ciò che conosciamo non è che una goccia insignificante
rispetto alla vastità dell’inconosciuto. E anche che l’errore è un modo
per apprendere e migliorare del quale non dobbiamo mai vergognarci né avere
paura. E poi, soprattutto, ci ha
raccontato la sua avventura come un’avventura condivisa, fatta di legami tra
esseri umani, di litigi, ma più spesso di alleanze, di confronto serrato, di
ibridazioni.
Nessuna scoperta può mai essere frutto soltanto del genio di un singola persona, ma racchiude sempre, in sé, la rete delle sue relazioni e la catena importante di esperienze che l’hanno resa possibile in quel dato momento.
E’ riuscito a trasformare una scoperta scientifica in una storia lunga tanti anni e ce l’ha raccontata con le parole e con le immagini, che erano, spesso, foto di situazioni e persone, di occhi entusiasti e di gesti di esultanza dopo la scoperta o di momenti di lavoro. Ci ha detto dei tanti ostacoli, delle tante volte nelle quali l’ipotesi sulla quale molte persone, in tutto il mondo, stavano lavorando, è sembrata completamente sbagliata al punto da dover abbandonare tutto e ci ha reso partecipi, poi, dell’euforia finale, dell’emozione legata non certo solo agli aspetti tecnico-scientifici della scoperta; ma all’avere ostinatamente voluto proseguire in un un’impresa ritenuta quasi folle perché convinti di potercela fare. E forse anche perché consapevoli che i sogni e la passione sono ciò che dà senso alla vita e perciò non bisogna tradirli mai.
Higgs ed Englert hanno 81 e 85 anni quando viene scoperto il Bosone. Ne hanno dovuti aspettare 50 perché la loro ipotesi risultasse corretta. |
Nessuna scoperta può mai essere frutto soltanto del genio di un singola persona, ma racchiude sempre, in sé, la rete delle sue relazioni e la catena importante di esperienze che l’hanno resa possibile in quel dato momento.
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