Non riesco a trovarlo, in casa, eppure sono sicurissima di averlo. Si
tratta di “Un giorno all’anno” di Christa Wolf. Eccolo. E' un diario che non è un diario,
un’autobiografia che non è un’autobiografia; perché lei sceglie un giorno a
caso del calendario, il 27 settembre, per essere precisa, e per quaranta anni
lo descrive nei dettagli.
Anch'io faccio qualcosa di simile, ma in maniera più disordinata e casuale,
con il diario di facebook. A volte vado indietro, per quel che è possibile,
cioè fino al 2009, nello stesso mese e nel giorno più vicino a quello dell'adesso.
Come ho appena fatto.
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Paul Klee, Anche il viso dal corpo, 1939 |
Nella data più vicina a quella di oggi di due anni fa ho trovato un’amara
descrizione di donna. Forse la scriverei diversamente, ora; però la
riflessione sarebbe la stessa: non sono o non sono sempre
e solo gli uomini il nostro motivo di infelicità; siamo noi stesse a crearla e poi a seminarla quando diventiamo rancorose e rassegnate a esserlo per sempre.
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Paul Klee, Marionette |
Mi basta leggere poche parole per ricordare esattamente dove ero: in quale città, in
quale albergo e che ero da sola. Trovo davvero incredibile tanta memoria, data la banalità della situazione descritta...
Roma, marzo 2012
Ha la bocca piegata verso il basso in una smorfia di malcontento e si muove
magra e dritta tra i tavoli della prima colazione.
Ci sono molti cibi diversi a disposizione e un grande assortimento di pane di vario tipo, ma lei cerca qualcosa che non c'è: vuole trovare il difetto, la mancanza, l'imperfezione, un motivo di rabbia e infelicità, insomma.
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Paul Klee, Marionetta (dettaglio) |
Così, con un
guizzo di luce contenta nello sguardo, (guizzo più che rapido) chiede panini al burro. Non ci
sono dice il cameriere e perché replica seccata lei ma è domenica dice lui e non capisco dice lei e via così per un po'. Il suo tavolo resta sguarnito e triste. C'è posata solo un po' di frutta anemica; la meno colorata, insomma; e poi un
paio di prugne depresse, uno yogurt bianco e, naturalmente, magro. Basta.
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Paul Klee, Marionetta |
Ecco che arriva anche lui: pancetta, calvizie incipiente e sorriso che si spegne sulla soglia non appena getta lo sguardo in
direzione della figura rancorosa della compagna; e infatti lei lo aggredisce subito con la questione dei panini
al burro. Appena lui è più vicino gli sibila piano il "ma che albergo è questo e come
lo hai scelto" e le si legge in faccia la soddisfazione del "lo sapevo, io, che non ne fa una giusta". Le sue parole sono coltelli invisibili e affilatissimi, e sono
affascinata da tanta maestria distruttiva, da tanta tecnica dell'infelicità.
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Paul Klee, Marionette |
Più tardi questa
donna troppo magra mi torna in mente mentre mi lascio
cullare con gli occhi chiusi e penso al delitto del gettare via la vita e i
suoi doni. Domenica dal finestrino di un treno, nel sole di quasi primavera: verde, acqua, case, bambini, animali, profumi. E il cinema, più tardi,
le parole intrecciate, le fusa dei miei gatti, la notte. Doni.
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Paul Klee, Giardino a Saint-Germaine, quartiere europeo di Tunisi, 1914 |
Non conoscevo le marionette di Klee, le trovo affascinanti e inquietanti.
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