sabato 8 febbraio 2014

La povera scuola del cosiddetto "utile"


Fernand Toussaint, La collezionista, 1913
La Storia dell'arte non è stata abolita dalla scuola, ma quasi, per via della riforma Gelmini. Però quella bufala - o semibufala - che è girata in questi giorni era davvero molto credibile e purtroppo lo era perché corrisponde a un punto di vista che sembra farsi sempre più strada a livello di mentalità e senso comune. C'è nell'aria da tempo un certo disprezzo per tutto ciò che ha il colore impalpabile della bellezza e della cultura e si rafforza giorno dopo giorno l'idea che quest'ultima debba essere considerata solo come uno strumento da usare per altri fini che vanno dalla (giusta) necessità di trovare un posto di lavoro al meno nobile desiderio di ascesa sociale. Perciò è meglio battere il ferro finché è caldo, prevenire, cercare di sensibilizzare, parlarne.
Ho sempre pensato che la Storia dell'arte dovesse essere insegnata in tutte le scuole di ogni ordine e grado, dunque non solo nel liceo classico, quasi fosse un lusso. Non contenta di questa convinzione abbastanza impopolare ho sempre pensato anche che dovesse essere affiancata da altrettante ore di Storia della musica.
Frederick Childe Hassam, La sonata, 1893
Ho scritto proprio "impopolare". Sono infatti convinta che l'eventuale provvedimento preso dall'alto troverebbe un certo riscontro dal basso, nell'ideologia dell'utile inteso in senso letterale e meschino. Nessuno mai, del resto, si è battuto davvero nel passato per inserire, aumentare o valorizzare queste due discipline. Segno che sotto sotto la tentazione di mantenerle in fondo all'insopportabile gerarchia tra materie che connota la scuola italiana trova risonanza nella mentalità di molte persone. 
Robert Doisneau, Violoncellista 1957

Non si pensa mai al valore formativo primario dell'educazione all'arte e alla musica che è invece riconosciuto di più e meglio negli altri paesi. Da noi imparare a suonare uno strumento, senza volere diventare professionisti, è possibile solo attraverso il privato e a pagamento. 
Si pensa invece che sia una questione di sensibilità individuale, che alcuni bambini ameranno l'arte o la musica e altri no perché è già stabilito fin dalla nascita nel loro DNA.
Vorrei dire e scrivere molte cose in proposito. Invece mi limito, a titolo di esempio, ad alcune piccole considerazioni biografiche sul potere delle immagini nel determinare  il nostro modo di essere e di relazionarci. Perciò cambio in parte argomento. Si tratta infatti di un aspetto certamente parziale del grande universo che chiamiamo "arte" che non si esaurisce, ovviamente, nella pittura. Solo che la pittura è più facilmente riproducibile in immagini, appunto, dato che è bidimensionale, mentre la scultura, che pure amo, o l'architettura, per quanto si fotografino non possono mai essere restituite nemmeno in forma di pallida copia. 
I primi regali per mio figlio sono stati grandi album di immagini, a volte persino collage o mosaici che realizzavo io stessa con ritagli di riviste, giornali o carte da regalo comprese quelle dell’uovo di pasqua. Sollecitati da queste immagini parlavamo ogni giorno, seduti vicini sul divano, spesso fantasticando di mondi meravigliosi, altre volte osservando meglio, in maniera indiretta e filtrata, l'unico mondo nel quale abitiamo.
Quando lavoro ho bisogno, alzando lo sguardo, di incontrare immagini amiche; così se riposo, se fantastico, se ascolto musica; così, ancora, prima di spegnere la luce sul comodino o accendendola, la mattina appena sveglia. Certe immagini, poi, mi turbano; e succede anche su Facebook, per esempio. Non mi piace vedere scorrere foto che testimoniano una crudeltà: per far capire non c’è bisogno di mostrare il dettaglio, di zummare il sangue o i corpi dilaniati. E' come se il sangue visto in foto mi si appiccicasse addosso con il suo odore/sapore dolciastro e ferrigno.
Forse in Svizzera, forse nel  2010 
Qualche tempo fa, per fare un altro esempio, ho visto scorrere sulla bacheca di Facebook un’immagine proposta, credo, come creativa e un po’ provocatoria. Quell'immagine a me suggeriva, invece, un significato distruttivo e cupo e un’improvvisa tristezza mi ha fatto compagnia per un bel po’ di giorni dato che l’aveva postata una persona alla quale voglio bene. 
La vignetta riguardava il rapporto uomo-donna e mostrava un'idea impaurita e tristissima dell'amore come di una finzione nella quale, mentre ci si abbraccia, si nasconde stretta in pugno un'arma. 

Forse in Svizzera, forse nel 2010.
Spesso nei momenti liberi cerco oziosamente in rete immagini che mi sono state care o che ho apprezzato in certi periodi della mia vita. Riguardarle, così come guardare le mie vecchie foto, ha per me un potere quasi taumaturgico. Il beneficio è paragonabile a quello che per altri potrebbe scaturire da una seduta di psicoterapia.
Giocare con le immagini di sé
Le immagini veicolano messaggi immediati, emotivamente intensi, se si allentano le difese nel guardarle, e ci aiutano a capire indirettamente e velocemente situazioni e persone. Spesso ci raccontano verità importanti, su chi le sceglie, più di mille parole. Come sarebbe bello insegnare ai bambini e poi, su su, a comunicare davvero attraverso mille linguaggi!


8 commenti:

  1. ada zapperi tzcker08 febbraio, 2014

    la musica soprattuto è formativa per i bambini e poi per gli adulti, e parlo di musica classica, perchè aiuta il cervello a svilupparsi, a concentrarsi, e svolgere un suo percorso razionale... perché, checché se ne dica, l'arte è la forma di razionalità per eccellenza!

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  2. La musica è sicuramente fondamentale nelle attività cerebrali. Ma che la musica "classica", rispetto a tutte gli altri tipi di musica, sia in qualche modo superiore, mi sembra solo un pregiudizio culturale dovuto al fatto che viviamo nell'Occidente.

    Trovo invece fondamentale e auspicabile la Storia della Musica, magari appunto per scoprire cosa sia la musica in altri continenti (Asia, Africa, ...) o in altri contesti culturali o storici (pop, jazz, rock, new-age, barocca, ...).

    E per lo stesso motivo è importante anche la Storia dell'Arte. Qui purtroppo però porto la mia esperienza formativa (che risale oramai a molti decenni fa) in cui i 3 volumi di Storia dell'Arte usati al Liceo erano quelli che arrivavano sempre completamente intonsi alla fine dell'anno scolastico (si potevano rivedendere quasi come "nuovi" agli studenti più giovani che venivano dopo di noi). Non ho mai ricevuto una seria (ma anche semplicemente una "qualsiasi") istruzione artistica nel Liceo che ho frequentato. Quel poco che ho imparato l'ho fatto da autodidatta e nel mio tempo libero.

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  3. Il problema, per la Storia dell’Arte, è che con le pochissime ore previste tutto è affidato alla buona volontà del docente. C’è chi lascia un segno indelebile e chi, scoraggiato, si rassegna a sentirsi l’ultima ruota del carro. Sono d’accordo anche sulla musica e il non creare gerarchie. Rifletto, in questo senso, sulle programmazioni teatrali in Italia. Da noi si eseguono per lo più (diciamo all’80%) musiche che vanno da metà 700 a fine 800. L’espressione “musica classica” (sempre da noi) in genere è associata a questo breve lasso di tempo, anche se ultimamente si assiste, per fortuna, a una certa valorizzazione del barocco. Questo dipende dal fatto che le persone hanno familiari, per averle spesso sentite, le musiche di questo frammento temporale (da metà 700 a tutto l’800, solo un secolo e mezzo) e dunque per questioni di botteghino si cerca di assecondarle senzai stimolarle. In Italia viene ancora considerata “contemporanea” la musica di inizio 900!!!!!! Si ignora tutto ciò che è avvenuto nel XX secolo. Del resto quello che non si conosce, in musica, raramente piace a un primo ascolto, a meno che non sia una riproposizione mascherata di ciò che si conosce. E quando piace a un primo ascolto piace di più a un secondo e a un terzo.Bisogna familiarizzare, ripetere l'ascolto per non trovare sgradevoli certe esperienze sonore. Bisogna pensare che gran parte della musica considerata “classica” che per noi risulta piacevole non aveva generato questo effetto al momento in cui è stata scritta e proposta per la prima volta al pubblico. Non parliamo poi dei costi in Italia. Verrebbe voglia di andare all’estero solo per questo!

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  4. Mi è venuta in mente una scena di un bellissimo film:

    http://www.youtube.com/watch?v=ScJqaZLLlFg

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    1. Bellissima scena e il film lo ricordo bene. Purtroppo ho dovuto fare il copincolla del link su google...Non so perché non lo apra da qui

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  5. Una domanda che esula da quello che ha scritto qui. Mi chiedevo se ha visto il film "Tutto sua madre",che è in questi giorni all'Arsenale, perchè sarei curiosa di sapere cosa ne pensa. Ho sentito tra amici pareri discordanti.

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    1. L'attore è bravissimo e la tesi del film più che condivisibile. Il film di per sé, però, non mi ha entusiasmata. L'ho trovato un po' leggero e a volte quasi involontariamente caricaturale. Mi sono anche un po' annoiata, qua e là, non riuscendo a capire di cosa si divertissero gli altri spettatori. Eppure io sono una dalla risata facile, al cinema. (Sono anche dalle lacrime facili, al cinema).

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  6. Grazie mille! :) condivido in pieno...

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