lunedì 11 gennaio 2016

Palpebre e passione


Le palpebre sono come due piccoli sipari che ritmicamente si sollevano e si abbassano ogni qualche secondo perché non potremmo reggere, senza interruzione, lo sguardo sul mondo. Lo so, la spiegazione medico-tecnica è un’altra ed è legata alla necessità di umidificare gli occhi proprio attraverso le palpebre. Non dico mica che non sia vera.


Dico che non è tutto, che c’è anche una possibile spiegazione metaforica che mi piace considerare. Le palpebre si abbassano quando dormiamo, la notte. Le palpebre si abbassano quando vogliamo aspirare un profumo o siamo rapiti da un odore che ci riporta intatto il passato. Le palpebre si abbassano quando ci stringiamo forte a qualcuno e quando lo baciamo. E poi, buffa cosa, la pupilla in fondo non è che un orifizio, in termini più banali un buco piccolo piccolo che porta dentro di noi. Le palpebre declinano il nostro vivere due dimensioni: quella del mondo in cui siamo collocati e quella interna.



Ecco: uno dei motivi – ma certo non l’unico - per i quali mi è piaciuto molto questo film è perché rende protagonista lo sguardo; direi che gioca tutto sullo sguardo. Sono gli occhi delle due donne che parlano, sempre in primo piano, con quel sipario costituito dalle palpebre che si abbassano ritmicamente e si riaprono.


Gli occhi che si fanno brillanti e intensi o sfuggenti e lontani, lo sguardo ora dritto e deciso, ora in tralice e malizioso, allusivo, interrogativo. Gli occhi che si fanno lucidi di lacrime di dolore o di emozione e di gioia. 





Guardarsi senza parlare – le parole verranno dopo – vuol dire ascoltare la passione, renderla protagonista delle nostre relazioni, avere il coraggio di seguirne i suggerimenti, la voce irresistibile.


Una voce alla quale, però, quasi tutti resistono in virtù di altre voci: doveri, calcoli, guadagni, paura della riprovazione di qualcuno o di quella di tutti.


Un bel film, intenso e coinvolgente, perché parla di tutti noi, etero o omo non importa affatto. Parla del coraggio di essere se stessi.




2 commenti:

  1. Tra le tanti recensioni ho letto anche questa in cui ho scoperto due cose che ignoravo: il regista è omosessuale e il romanzo da cui è tratto il film è di Patricia Highsmith.

    RispondiElimina
  2. Non sapevo nemmeno io che il regista è omosessuale. Per quanto riguarda la recensione a cui hai messo il link: sono più d'accordo con quanto hai scritto tu e cioè che Rooney Mara è molto brava e può stare al passo con Cate Blanchett; ma soprattutto è bello il personaggio di Therese che non trovo affatto debole. Mi è piaciuto (e forse mi sono un po' identificata in questo aspetto) quel suo fotografare tutto, cercare di fermare l'unità di tempo più inafferrabile.

    RispondiElimina

Scrivere in un blog è come chiudere un messaggio in una bottiglia e affidarla alle onde. Per questo i commenti sono importanti. Sono il segno che qualcuno quel messaggio lo ha raccolto. Grazie in anticipo per chi avrà voglia di scrivere qui, anche solo e semplicemente per esprimere la propria sintonia emotiva.