lunedì 28 luglio 2014

Un compleanno


J. W. Waterhouse, At The Shrine, 1895
Il compleanno per me non rappresenta il punto di passaggio tra un anno e l’altro e neanche il ricordo della mia nascita, ma il festeggiamento della vita pensando con gratitudine a tutti quelli che l’hanno resa e la rendono calda di affetti. 


Questa foto un po' sgranata è stata ripescata dal mio amico d’infanzia Sergio che l'ha usata per gli auguri su facebook. Sono la prima a destra di chi guarda e stiamo mettendo in scena qualcosa che ha a che fare con i chicchi di grano che dormono sotto la coltre della neve e tutto tace, ma poi tutto si risveglia, i chicchi, i fiori e la terra. Penso spesso all’inverno bianco e silenzioso come tempo che rende possibile la primavera con la sua esplosione di colori, di luci e di suoni.
La nevicata del 2012 al mio paese di origine
La bambina alla mia destra, con le trecce bionde e l'aria timida, era la mia amica di banco e di giochi e si chiamava Patrizia. Un bel giorno se ne andò a Torino con tutta la sua famiglia. Se non ricordo male suo padre era stato assunto come operaio alla Fiat. 
All'epoca capitava che i compagni di classe sparissero senza grandi preavvisi; come quelli che venivano mandati in scuole diverse, che si chiavano "differenziali", e a sorpresa una mattina non li trovavamo più in classe.
Erano quelli che quando la maestra leggeva di Lucignolo venivano guardati significativamente, quelli che venivano messi in punizione quasi tutti i giorni. E così facevamo i conti ben presto con la durezza della vita, con gli aspetti più amari dell'esistenza.

Il Lucignolo di (Antonio) Bobò.
Le sue illustrazioni di Pinocchio le abbiamo anche presentate ed esposte, un paio di anni fa, al Museo della grafica di Pisa.
Noi bambini, nel piccolo paese  in cui sono cresciuta, eravamo molto autonomi e vivevamo in una dimensione tutta nostra, quasi del tutto impenetrabile agli adulti. E così loro ci ripagavano non preoccupandosi troppo di prepararci alle brutte notizie. Quelle notizie arrivavano in maniera dura e forse, se crescevamo forti, era anche per questo tirocinio forzato.
 
Allora si chiamava ancora "asilo"...
Ora, facendo un piccolo inevitabile bilancio di compleanno, non saprei dire se sono forte e quanto. So che mi basta poco per commuovermi e che forza e fragilità sono i miei due volti compresenti che possono apparire inconciliabili, ma che con il tempo hanno imparato a convivere.









Nella nuova casa il tavolo su cui lavoro è a ridosso di una parete tra due finestre. Capita che voltando la testa verso quella di sinistra veda il sole e il cielo azzurro mentre da quella di destra appare tutto grigio o viceversa. 


Le illustrazioni dei nostri libri di bambini sono quelle che lasciano tracce più profonde nella memoria. Perciò mi piace terminare con questo volo di rondini a primavera, di Ota Janecek, che nel mio ricordo illustrava le malinconiche pagine de "Il piccolo principe" di Oscar Wilde. 



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