Gerardo Dottori, Partita di calcio, 1928 |
No, non dirlo, che poi pensano che sei
una snob! O una che vuol provocare... O una persona rigida e ideologica, tutta
razionalità... Non scriverlo, continua il tuo lavoro e non entrare nemmeno, in rete! Mi ripeto frasi del genere da stamani, ma ora, invece, ecco qua:
finalmente, con stasera, finiscono! Finiscono i mondiali, che da giorni hanno la supremazia su tutto, sulla povertà in crescita esponenziale o sulle guerre o sulle stragi di
bambini e persino sulla cronaca nera.
Ho maturato nel tempo un senso di insopportabilità per il tifo che non riesco a elaborare, tanto meno a
reprimere. Un po’ perché mi sembra che ormai il calcio sia tutto mercato e poco
gioco, ma c’è qualcosa di più, una trasversalità del sentire che mi genera
disagio, un “noi” e “loro” che trovo distanti dalla mia sensibilità. Quelli che capisco meno, poi, sono i tifosi (da sinistra) dei perdenti, cioè molti miei amici e conoscenti. L’Italia è fuori e allora, per non entrare in dimensione “orfanitudine”, ci si inventa una causa nobile: tifare per chi (forse) gioca male purché sia un paese povero o il suo presidente sia un ganzo, e dunque si meritino, paese e presidente, la vittoria.
Ma se è un gioco forse è
giusto che vinca chi gioca meglio a calcio e il fatto che la Germania sia poco simpatica
in questo momento, con la Merkel e tutto l’ambaradan dei poteri finanziari, non
c’entra niente. Se è un gioco.
Giulio D’Anna, Football, 1933 |
Una delle varie foto di Pasolini che gioca a calcio scattate da Federico Garolla nel 1956 |
Non è sempre stato così il mio rapporto con il calcio. Da studentessa
sono anche andata a vedere qualche partita del Pisa, divertendomi.
E leggevo, finché non è morto in un incidente, tutti gli articoli di Gianni Brera perché mi piaceva il suo stile letterario e insieme il suo modo di essere tifoso. Amavo i suoi neologismi e trovavo bellissima, fra le sue invenzioni, l'evocazione della dea "Eupalla", protrettrice del buon calcio, improbabile, surreale commistione linguistica di greco e italiano.
Sempre Pasolini, in una foto che trovo molto bella |
Per una breve stagione, da ragazzina, sono stata
accettata insieme a poche elette in una squadra di quasi tutti maschi, a rivestire
un qualche ruolo in campo e ce l’ho messa tutta anche se i risultati credo
siano stati scarsissimi.
La formazione dell'Inter di metà anni '60: Sarti, Facchetti, Guarnieri, Tagnin, Burgnich, Picchi,
Jair, Petroni, Suarez, Mazzola, Corso
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Facchetti ed Herrera mentre confabulano in campo |
Molto molto belli Dottori e anche Giulio D'Anna (quest'ultimo non lo conoscevo).
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