lunedì 18 novembre 2013

La gabbia dorata


Forse è il più bel film tra i molti che ho visto quest’anno. Vagoni e vagoni di treni merci, assiepati di clandestini latinoamericani dalla pelle bruciata dal sole, vecchia quando ancora sono giovani. Sono seduti o sdraiati sul tetto dei vagoni e si avvertono e si chinano giù quando ci sono rami di albero o ostacoli come fosse la cosa più naturale del mondo. Già privi di tutto vengono rapiti e depredati ancora, durante tutto il viaggio, da banditi senza scrupoli che tolgono loro quel poco che hanno, anche le scarpe, e portano via le donne destinandole a bordelli di infima categoria.
Quando si è gli ultimi degli ultimi si può diventare il bersaglio di predoni del deserto o di agenti di sicurezza e non percepire alcuna differenza, ma sapere soltanto di essere in balia di forze oscure e imprevedibili, crudeli fino all'impensabile; le stesse che però possono mostrare anche guizzi di magnanimità paternalistica. E'  quest'ultima possibilità ciò che pone le basi per la condizione materiale e psicologica di schiavitù. Perché il vero potere non è quello che determina chiare regole severe, ma l'arbitrarietà e variabilità continua delle regole, che genera disorientamento e terrore.
I binari si perdono nel nulla della lontananza, e scandiscono anche gli spostamenti a piedi verso la terra immaginata come bellissima: l'America, il Nord. Perché c'è sempre un Nord del proprio mondo che immaginiamo migliore e che desideriamo raggiungere. E i tre adolescenti, Juan, Sara e Chauk, ci fanno fermare il respiro perché tanto sono diversi da noi, tanto ci identifichiamo con loro.


Dal Guatemala agli Stati Uniti è un viaggio reale e simbolico quello che intraprendiamo e che ci lascia sgomenti pur senza farci scoprire niente di nuovo rispetto a quanto già conoscevamo. 
Ci sembra di vederli quei paesaggi, con gli occhi diurni ipnotizzati da una realtà tangibile e non da un’immagine illusoria su uno schermo. Sono  bellissimi e così in contrasto con gli ultimi degli ultimi che ne rappresentano il contrappunto umano, con la loro pelle sporca di polvere, di rifiuti di strade, di cloache a cielo aperto. I confini da varcare sono infiniti e si moltiplicano, quelli geografici intrecciandosi con quelli che separano la ricchezza dalla povertà e la prepotenza dalla fragilità. 



Mi sono sentita Sara, con il suo stesso  sorriso malinconico; Sara con il petto fasciato stretto per nascondere la propria femminilità; e poi ancora Sara, che all’inizio del film sacrifica i capelli neri per sembrare un maschio. Perché anch'io, come tante, alcune volte ho dovuto stringere i denti e mostrare un altro volto dal mio di donna, per difendermi. E per questo ho guardato con la stessa tenerezza con cui lo avrebbe guardato lei, Juan, geloso, aggressivo gradasso dal cuore tenero che impara a volere bene a quell’hermano, ultimo fra gli ultimi degli ultimi. Mi sono riconosciuta anche nel ragazzio indio, strano nella sua lingua sconosciuta, perché anche a me, come forse a quasi tutti, è capitato di parlare con parole intraducibili, inascoltata e sola e allora ho raccolto, proprio come lui, i segni della magia nello sguardo e ho cercato qualcuno che li riconoscesse. Guarda la terra e guarda oltre, Chauck e il suo sorriso è largo, inspiegabilmente saggio e generoso.
E' anche un film sul cambiamento, questo, e sulla scoperta della condivisone. Sull'essere compagni di viaggio...
E' un film sul mio sogno di sempre: trovare compagni di viaggio, non servi, non padroni. Compagni di viaggio con i quali condividere, alla pari, le diverse specie di amore che ci è dato di poter vivere: quello filiale, genitoriale, amicale o quello dell'abbraccio più intimo che sa andare al di là della caducità delle parole e si snoda nel silenzio dello sguardo ricambiato e delle carezze. Le scene più belle del film sono quelle del silenzio di parole e nelle quali parlano i paesaggi, i colori del mondo e suoi suoni, spesso attraverso la musica, bellissima, che le accompagna. 

9 commenti:

  1. C'è un testo molto bello di una canzone in questo film, appena lo trovo trascrivo le parole. Anche a me il film è piaciuto tantissimo. Mentre tornavo a casa pensavo che non è solo un mare che divide povertà e ricchezza ma anche moltissimi muri. Lo so, è scontato, sono cose che si sanno, solo che questo film me lo ha ricordato in modo forte. E la cosa difficile molto spesso è arrivare a quel muro. Bellissimo, veramente anche per me uno dei film più belli di quest'anno. Forse il più bello.

    RispondiElimina
  2. Sto cercando anch'io le parole di quella canzone. Lì per lì pensavo di tenere a mente alcune frasi del testo mentre scorrevano le didascalie; ero proprio convinta di riuscirci. Invece non me le ricordo e non sono riuscita, ieri sera, a leggere in coda le indicazioni musicali della canzone, ma solo il nome dell'autore dei brani strumentali. Ormai dispero di trovarla. Magari fra qualche tempo ci riprovo visto che le colonne sonore in rete compaiono un bel po' dopo l'uscita del film e questo, poi, non è certo di cassetta. Quanto ai muri...sono d'accordo. Sono cose che si sanno, ma l'emotività del film è veramente intensa e fa impallidire ogni conoscenza razionale dei muri, dei confini e della crudeltà che spinge alcuni a costruirne o a tracciarne.

    RispondiElimina
  3. Anch'io sono rimasta dopo la fine del film a leggere le indicazioni musicali della canzone ma tra le persone che mi passavano davanti e il carattere delle parole piccolo piccolo non ce l'ho fatta. Ricordo solo alcune parole: "sono come una canna, mi spezzo ma non sento dolore" o un qualcosa di simile. Il video che c'è in youtibe è quello del trailer e le parole in spagnolo della canzone mi sembra che siano "hermano si te has perdido luchando por la frontera". Comunque chiederò ad una mia amica argentina che ha un bagaglio musicale enorme sulla musica sud americana.

    RispondiElimina
  4. A me aveva colpito un verso sul coraggio. Se la trovi, se trovi il testo, scrivimelo qui, per favore!

    RispondiElimina
  5. certo! si, mi ricordo qualcosa sul coraggio ma purtroppo anche io non ho memorizzato le parole..

    RispondiElimina
  6. https://www.youtube.com/watch?v=sZ3K7xxq6v8

    Questa è la canzone che dovrebbe contenere le frasi sul coraggio. Non riesco a trovare il testo in spagnolo. Ho capito che la canzone originaria è di Patricio Hidalgo, però per adattarla al tema del film sono state cambiate alcune parole.

    RispondiElimina
  7. Le consiglio un film, sempre ambientato in Sud America, si chiama Machuca. Le metto il trailer

    https://www.youtube.com/watch?v=l_p3QAPtdEY

    RispondiElimina
  8. Sandra, non è possibile (non so perché) pubblicare video e mettere link nei commenti. Non dipende da me, ma da regole di blogger. Lo so perché anch'io, in passato, non sono riuscita a farlo in blog di amici...

    RispondiElimina
  9. Ah, ho capito, non lo sapevo.

    RispondiElimina

Scrivere in un blog è come chiudere un messaggio in una bottiglia e affidarla alle onde. Per questo i commenti sono importanti. Sono il segno che qualcuno quel messaggio lo ha raccolto. Grazie in anticipo per chi avrà voglia di scrivere qui, anche solo e semplicemente per esprimere la propria sintonia emotiva.