venerdì 15 novembre 2013

30 giugno 2009. Pedalo lentamente e...


Ho cercato su facebook la nota che avevo scritto la mattina successiva alla strage di Viareggio. La trascrivo qui, perché testimoni l’emozione sbigottita di allora. 
Il settimo sigillo - I. Bergman

30 giugno 2009
Pedalo lentamente (anche se sono un po' in ritardo) e getto un'occhiata pigra alle civette dell'edicola: “Strage a Viareggio”, scritto in basso nella locandina del giornale locale, mi costringe a fermarmi. Feriti gravi, dispersi, morti; nella notte; un treno; un treno-merci; esplosione; un treno carico di gas; morti, feriti, dispersi; morti, feriti, dispersi. La mente, all’improvviso, comincia a entrare in funzione, facendo pulsare le tempie ed emergendo dallo stato di sonnolenza dovuto in parte all’essere andata tardi a dormire e in parte al caldo insopportabile. Le pedalate si fanno più ritmiche, nervose, rabbiose...
Il settimo sigillo - I. Bergman
La mente decide come muoversi, ora, senza che riesca a controllarla: ripensa i recenti viaggi e la constatazione di un progressivo deterioramento della cornice ferroviaria all'interno della quale mi muovo da sempre; con piacere, un tempo; con disagio, delusione e talvolta disgusto o angoscia oggi. La mente si sposta in un continuo andirivieni di immagini e suoni, di ricordi e pensieri ansiosi: gli studenti, i miei laureandi; Viareggio è così vicino che tutti usano l'auto, ma non loro che magari non ce l'hanno nemmeno; ma era notte; ma forse abitano vicino alla stazione...

La mente funziona ormai solo a flash che si fanno sempre più rapidi. Assaporo di nuovo la sensazione recente di inaffidabilità delle ferrovie, gli odori, lo sporco e il degrado. Quello che verifico giorno dopo giorno, quello che deduco o intuisco è puntualmente confermato da quanto leggo (la manutenzione che non si fa quasi più, il risparmio sui materiali ecc.)...
Sono in ritardo e mi affretto; nella commissione della quale sono membro una delle studentesse è di Medicina e quando entro nella stanza sta già raccontando, con la faccia incredula, il caos del pronto soccorso, l'impossibilità di dare un nome a qualcuno dei feriti gravi, l'angoscia impotente. La mente funziona ancora e solo per flash: Viareggio, i luoghi di certe passeggiate, la stazione, familiare anch'essa...
Il settimo sigillo - I. Bergman

Gli incidenti capitano e questo non è certo il primo; ma è così vicino che è impossibile dominare l’angoscia: sono coinvolti luoghi che conosco bene e forse persone che conosco, con le quali interagisco.
Gli incidenti possono succedere; sento già, la immagino, la litania del "da che mondo è mondo"; sento sgranare i grani del rosario della rassegnazione deterministica, della consapevolezza saggia di un fato che, perennemente in agguato, non avrebbe niente a che vedere con le nostre scelte, con i nostri errori, con la nostra cecità.
La mente continua a muoversi da sola, senza inibizioni e senza regole; improvvisamente ricordo di aver provato uno sbigottimento simile, rabbioso e impotente, all’epoca di Chernobyl. Ero molto giovane, allora, ma il ricordo è vivido come se fosse ieri e la voglia di piangere si fa ormai quasi insopprimibile. La mente si muove ancora da sola e mi porta nei luoghi del dolore, del pianto inascoltato di chi non decide mai del proprio destino.
Per risparmiare tre lire. Per risparmiare tre lire.
Per-ri-spar-mi-a-re-tre–li-re!
La mente scandisce le sillabe, come se stessi parlando a voce alta, come se stessi cercando di convincere qualcuno, come se stessi urlando, in una sorta di patetico comizio: “Ma non vedete dove ci stanno portando, ma non capite che questa logica falsa e spietata ci distruggerà tutti quanti?".
Il settimo sigillo - I. Bergman

Avverto una sensazione di grottesco. Come per la vicenda del finanziere Madoff e della sua frode per 171 miliardi di dollari, che mi appare, ora, tristemente metaforica: cosa può fare con una tale cifra, un uomo solo? Quante vite gli occorrerebbero per godersi il suo gruzzolo!
La mente si muove da sola tra immagini sempre più rapide – “mi deve dare altri 37 centesimi” - è una persona abbiente quella che mi parlava così poco tempo fa e ho pensato che lo fosse (abbiente, appunto) proprio per questa sua attenzione meticolosa; ho pensato con disprezzo che è così che fanno soldi, quelli, stando attenti al centesimo e al sottocentesimo. Quelli: cioè i già ricchi, i già privilegiati dalla nascita, quelli che, in fondo, hanno una vita sola da vivere, come chiunque altro, ma si comportano come se fossero immortali.
Per risparmiare (mentre alcuni pochi ne traggono guadagno) stiamo giocando a scacchi con la morte...


JOF: Mia! Li vedo, Mia! Li vedo! Laggiù contro quelle nuvole scure. Sono tutti assieme. Il fabbro e Lisa, il cavaliere e Raval e Jöns e Skat. E la morte austera li invita a danzare. Vuole che si tengano per mano e che danzino in una lunga fila. In testa a tutti è la morte, con la falce e la clessidra. E Skat è l'ultimo e ha la lira sotto il braccio. Danzano solenni, allontanandosi lentamente nel chiarore dell'alba, verso un altro mondo ignoto, mentre la pioggia lava e quieta i loro volti e terge le loro guance dal sale delle lacrime. 
(da Il settimo sigillo)
A Pisa, dove vivo, chiunque ha conoscenti, colleghi o amici a Viareggio e quella, che assomigliava a una delle tante stragi annunciate, era avvenuta così vicino che diventava doppiamente reale e pensarci ci toglieva il fiato. Ricordo l’angoscia e la rabbia e  vorrei che lo Stato italiano non abbandonasse i propri cittadini, che non si offendessero ancora quei morti incolpevoli, che nessuno volgesse lo sguardo da un’altra parte di fronte al dolore di chi è rimasto e piange ancora chi non c’è più.

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