mercoledì 11 settembre 2013

Quant'era mosso il mare!


Programma domenicale: andare con calma al paesello, caricare i bagagli di babbo e portarlo  alla casa del mare. Prendo il costume? Sì, lo prendo, perché magari al mare ci vado, sul tardi, tanto per vedere quanto è mosso con questo vento. Porta questo e quello stai attenta a quell’altro ilgaslalucellacqua e chiudi e apri e mi raccomando soprattutto non vi scordate eccetera. E’ mia sorella Rita che parla, la quale è di solito una tranquilla e incorreggibile ritardataria, ma ogni tanto ha delle esplosioni efficientistiche. Dico di sì a tutto e parto per arenarmi subito alla fila per la benzina. Traffico caotico e poi, improvvisamente, il deserto. Tra l’arancione e il giallo arido e assolato delle campagne del volterrano non incontro anima viva; nemmeno cani, gatti o volatili. Arrivo. Bagagli: è tutto disposto sul divano, anche l’armonica a bocca nel suo astuccio celeste  e devo solo organizzarli. Nuova partenza attraverso un’altra strada che da tanto tempo non percorrevo e perciò mi concedo qualche minuto di personale Amarcord. 

Cecina marina - oltre Andalù, 2013



Chissà come deve essere mosso il mare! Dopo l’ormai familiare trionfo di rotonde di rotonde di San Pietro in Palazzi ecco Cecina. Bagagli da scaricare e sistemare e poi in auto di nuovo per la spesa e poi a casa e non c’è più parcheggio, ma intanto scarichiamo, poi lo cercherai. E’ mio padre che parla e aggiunge anche lui che il mare deve essere proprio mosso con questo vento. 



Cecina marina - oltre Andalù, 2013
Scaricare, disporre, sistemare, cucinare, dov’è finito questo dov’è finito quello, cenare, sistemare ancora. Ore 22.30: attraversiamo la piazza con i suoi bar gremiti di gente urlante che sparano musica a tutto volume e finalmente aspiro, nella notte, l’odore familiare di questo mare che mi ha visto bambina e ragazzina ed è davvero mosso e bellissimo, tutto nero con trine bianche di schiuma.  Guardo mio padre che guarda il mare e so che pensa agli anni e al tempo, a quando aveva i capelli nerissimi, alla moto rossa d’epoca e poi ancora e ancora. Ore 23 e qualcosa: rotonde di rotonde e poi autostrada. Caccio un’altra volta il ricordo, improvvisamente riemerso, della lampadina del faro sinistro bruciata che mi ero ripromessa di fare cambiare e corro verso Pisa pensando ancora a quanto era mosso il mare e bello e drammatico nella notte scura. 

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