Sono tornata a casa
stringendo una rosa dai petali chiari tra la mano e la stampella con la quale
ancora devo muovermi. Poi l’ho messa nell’acqua e, per una sorta di inconsueta incertezza, le ho cambiato di posto varie
volte prima di collocarla in quello che mi pareva
adatto.
Era uno dei fiori di Daniela: all’ultimo, quando ormai dovevamo
salutarla davvero, sono stati distribuiti a diversi di noi. Siamo rimasti
immobili un bel po’ di tempo, dopo, quando già lei non c’era più e non sapevamo
che fare in quel piazzale piuttosto squallido, se non lasciare circolare
dall’uno all’altro il nostro sbigottito silenzio. Ora rimane questa rosa sul
mio tavolo e quando uscirò, fra poco, dovrò spostarla dove i due gatti non
arrivano perché qui di certo la sfoglierebbero tutta come fanno sempre con
qualsiasi pianta o fiore entri in casa.
Eravamo in tanti stamani e in molti ci
conoscevamo e salutavamo, con brevi sorrisi e poche, asciutte parole. Nella mia
città non c’è ancora un luogo laico per salutare chi se ne va e non è credente.
La cappella della pubblica assistenza è piccola e si entra a pochi per volta,
poi si esce in un’anticamera di poco più grande, quindi nel brutto piazzale dove oggi, per
fortuna, c’è almeno il sole.
Guardavo un cane docile lì, in mezzo a noi, che a sua volta ci guardava perplesso dato che
non sapevamo bene come fare e come muoverci e cosa dire. Dovremmo trovare,
in questa città, un luogo laico dove poter dire a voce alta quello che ciascuno di noi stamani pensava in
silenzio.
Ora rimane questa rosa, per pochissimo tempo, e poi il ricordo delle esperienze
condivise e della comune passione per ciò che non ha valore di mercato,
ma rende migliore la nostra vita; come i film che ci fanno emozionare e
pensare e alla cui diffusione, Daniela, ha dedicato molto della sua.
La foto è molto sgranata, ma mi piaceva il sorriso... |
Mi dispiace tanto per te. Mi dispiace anche che non ci sia un luogo laico dove ci si possa congedare insieme, da chi ha vissuto una vita con e per gli altri. Qui c'è e ne sono grata. Ti abbraccio. Ada.
RispondiEliminaHo perso da poco una amica di infanzia con la quale avevo diviso73 anni dalla nascita avvenuta a pochi giorni di distanza,ai giuochi,alle scuole gomito a gomito fino al diploma,al lavoro di insegnante ai momenti belli e meno belli.......so cosa provi..lo so e ti abbraccio Lalla
RispondiEliminaCiao Antonella, ho letto il tuo commento nel blog "politepolarbear" e ti ringrazio. Spero tu stia meglio per poter iniziare a partecipare a tutte quelle attività sociali di tuo interesse.
RispondiEliminaDa molto tempo leggo il tuo blog, in realtà sono forse tre i blog che leggo senza annoiarmi e con interesse, capaci di proporre sempre nuovi argomenti che spaziano in vari ambiti della cultura, politica, personale ed altro,portando sempre nuovi spunti di riflessione. Mi sentirei un po' sola altrimenti, nell'ambiente dove vivo io devo conversazioni di mio scarso interesse e cercare di non proporne delle nuove. Ci si ambienta, come quegli animaletti che si mimetizzano.
Ho notato due modi simili di salutare Daniela, il tuo e quello dell'orsetto, lo chiamo così per fare prima. Due meravigliosi arcobaleni e la tua rosa, le tue splendide foto e la tua tristezza palpabile, un modo di salutare che Lei avrebbe senz'altro apprezzato. Una buona settimana ed un saluto Alessandra
il problema della comunicazione attraverso un blog è proprio quello dei commenti, cioè dei riscontri. In certi momenti viene fatto di chiedersi se serva a qualcosa scrivere senza sapere se si è compresi, se può nascere un filo, sia pure fragile, che lega persone geograficamente distanti o sconosciute. Può nascere. Non sostituisce la comunicazione con gli amici che sono presenti, vicini fisicamente, quelli che chiami per chiedere di essere accompagnata al pronto soccorso o di comprarti il pane e la frutta se sei in condizione di malattia. Però è importante perché alimenta la fiducia negli altri, nei propri simili, anche se sconosciuti. Perciò grazie di questo commento e un abbraccio virtuale!
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