sabato 30 maggio 2015

Di caverne e di stelle

Vincent Van Gogh, Notte stellata, 1889
Mi capita, a volte, di pensare che una vita non basta per soddisfare tutte le domande assecondando le proprie curiosità e passioni. E' successo anche nel tardo pomeriggio di ieri, rientrando a casa con il passo lento che è d’obbligo dopo il mio piccolo incidente e lo rimarrà per qualche tempo. Il passo lento permette di indulgere in fantasie e anche di rielaborare con minore fretta frammenti di vita che altrimenti verrebbero ad affollarsi nella mente sulla soglia del sonno e risulterebbero forse più molesti che stimolanti.

Federico Zandomeneghi, A letto, 1878
Se avessi più di una vita a disposizione potrei occuparmi di tutto quello che ho tralasciato: fare più musica, riprendere a dipingere da dove anni fa mi sono interrotta e studiare ciò che ho abbandonato o trascurato come certe discipline scientifiche. Al liceo le ho contestate anche politicamente, insieme ad alcuni miei compagni. In certi casi abbiamo praticamente imposto, con la prepotenza che è propria dell'età, di sostituire a quelli che ci sembravano vuoti formulari, con pretese di oggettività assoluta, una presentazione storica della scienza. Il risultato è stato che quei docenti non sono riusciti comunque ad appassionarci e che nella mia preparazione di base ci sono lacune in alcuni settori come la chimica, per dirne solo uno, dato che al classico, oltretutto, le ore delle materie scientifiche non sono molte. Secondo i professori delle medie avrei potuto optare anche per lo scientifico risultando, a loro parere, portata nelle scienze e molto brillante nella materia che in anni successivi mi avrebbe fatto infuriare contro la relativa insegnante: la matematica.


Il Bianconiglio di Alice nella versione di Disney

Forse non sono stata abbastanza fortunata con gli insegnanti delle materie scientifiche del liceo, mentre lo sono stata, invece, con quelli delle materie umanistiche. Fatto sta che ieri pomeriggio pensavo a quella vicenda di contestazione come a un'occasione perduta. E' successo perché stavo partecipando a un’esperienza legata alla ricerca scientifica e al come coinvolgere gli adolescenti sollecitando in loro il desiderio di conoscenza. Si trattava di far vivere a cinque studenti di scuola secondaria, selezionati sulla base di un elaborato scritto,  un giorno da ricercatore presso la Scuola Normale. Il mio ruolo era quello di interagire al termine della giornata stimolando un dialogo sulla loro immagine della scienza e sui loro interrogativi in proposito anche rispetto alla futura scelta del percorso di studi.

Una delle ragazze vincitrici nel Cave3d
Mi sono divertita, insieme alle cinque ragazze vincitrici, immergendomi nel virtuale del Cave3d, indecisa se lasciarmi andare all’antica immagine della caverna del filosofo o alle fantasie sulla metamorfosi descritta da Giacomo De Benedetti con il passaggio, nel romanzo del 900, dal personaggio-uomo al personaggio–particella. Perché alle particelle e alle loro traiettorie ci stavo dentro, con gli occhiali 3d che mi avevano fornito e le soprascarpe di plastica che mi hanno evocato subito il ricordo di visite a moschee o quello, doloroso, di ingressi nelle sale di rianimazione: insomma, in un al di là rispetto al consueto.

Gli occhiali del comando li indossa la ragazza al centro, mentre l'altra ragazza e io dobbiamo solo starle vicino. Ci muoviamo caute: noi siamo dentro l'edifico, anche se ai testimoni non appare. 
Ed esattamente come a teatro la realtà virtuale nella quale ero immersa era paradossale, vera e non vera insieme. Ciò che accade sul palcoscenico, infatti, pur prodotto da un’illusione drammatica, ci fa soffrire o gioire di sentimenti reali e quindi esprimiamo con il sorriso o le lacrime le emozioni che ne scaturiscono.

Gustav Klimt, L'interno del vecchio Burgtheater, 1888
E’ stato molto piacevole scambiare idee con le ragazze senza troppe delimitazioni di campo. Bello perché qualcuno deve avere rubato i sogni, a questi adolescenti un po’ troppo disincantati del terzo millennio, e vederne qualcuno sorridere e ragionare con entusiasmo di futuro  e di possibilità, grazie alle stimolazioni della giornata, non poteva che allargare il cuore. (Qui una cronaca della giornata dal sito della Scuola Normale)


Non mi sono sorpresa troppo del fatto che le vincitrici fossero tutte di sesso femminile, perché è ormai abbastanza comprovato che fino alle soglie dell’università le ragazze sono spesso più brave e appassionate dei ragazzi rispetto alle materie scientifiche, ma disperdono questa loro potenzialità dopo il diploma scegliendo altri percorsi.


Lo fanno, sembra – e mi è stato confermato anche ieri – per una serie di timori che vanno da una sorta di autosvalutazione che le porta a pensare di non farcela alla paura che occuparsi di scienza sia qualcosa di così totalizzante da confliggere con la dimensione affettiva e relazionale dell’esistenza. L’immagine dello scienziato asociale e arido è uno stereotipo diffuso un po’ ovunque, ma forse particolarmente radicato nel nostro paese.

Io-me nel Cave
Può darsi che qualcuno lo incarni davvero, ma è una sua scelta e certamente possono essere inventate interpretazioni nuove. Così, abbiamo finito per parlare anche di questo: di confini, del rapporto tra la scienza, l’arte, la letteratura e la filosofia; e quindi di stelle, perché quest’ultima disciplina è nata, probabilmente, dall’osservarle e dall’interrogarsi, subito dopo, sul mistero dell’infinitamente lontano e sul senso della nostra minuscola esistenza. 


Arthur Rackham, Alice nel paese delle meraviglie, 1907

1 commento:

  1. Mi ha fatto venire in mente il film Viaggio Allucinante, con la bella Raquel Welch, da cui Isaac Asimov trasse un omonimo romanzo.

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