Iris, Montecatini Val di Cecina, 28 aprile 2017 (questa e tutte le altre foto) |
Ci aveva provato in tutti i modi a renderlo fruttifero; l'aveva fatto innestare varie volte e curato in ogni modo, ma inutilmente. L'albero, testardo, si mostrava resistente a ogni tentativo di rendersi utile; e si mostrava anche, se così si può dire, piuttosto ingrato.
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Montecatini Val di Cecina e alle sue spalle il profilo della collina di Volterra, 28 aprile 2017 |
Qualche giorno fa, e proprio nella data in cui un anno prima era morto mio padre, sono andata alla casa dei miei. Come ogni volta, e come facevo anche quando la casa era viva di rumori e odori legati alla preparazione di qualche mega-pranzo familiare, per prima cosa ho salutato il giardino e la terra, davanti e dietro.
Ricorsivamente, infatti, quella lunga striscia erbosa sul davanti e il rettangolo più grande sul retro, così come il triangolo scaleno, all'entrata, hanno sempre regalato colori e fioriture, feuillage e frutti in relazione alla stagione. Dunque mi aspettavo, per esempio, gli iris colorati di mia madre: e c'erano gli iris viola, gialli e bianchi.
Nessuna sorpresa - mi dicevo - e il mondo va avanti, per conto proprio, qualsiasi cosa ci capiti, mentre la natura è indifferente alle nostre beghe umane e a volte, se la sua bellezza contrasta con un nostro stato d'animo del momento, ci pare addirittura crudele. Dunque camminavo a passi lenti tra ciò che mi aspettavo di trovare e trovavo quando, ormai arrivata vicino al ciliegio ingrato, ho alzato gli occhi nel considerare quanto era improvvisamente cresciuto.
L'evento inaspettato, però, è stato il fatto che ho intravisto nella trasparenza delle foglie rese brillanti dal sole, le ciliegie: ancora verdi, certo, ma indubitabilmente ciliegie. Ciliegie che diventeranno rosse o amaranto - non mi intendo troppo di alberi, dunque non so dire di quale specie di ciliegie si tratti - e che potremo cogliere e mangiare.
Ma come sarò assurda? Lo dico perché quelle ciliegie acerbe mi hanno riempito il cuore di non so quale strana gioia, ma anche di tanti pensieri che mi parevano profondi e forse erano solo sciocchezze. Però, diciamo, in un giorno in cui ragionavo sul senso e l'impermanenza delle cose belle, la gratitudine inaspettata e in ritardo del ciliegio mi ha colpito come un segno diretto proprio a me e ha cambiato la coloritura dei miei pensieri.
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Le ginestre |
Così, nella lunga passeggiata che è seguita per andare a pranzare un po' distante dal paese, mi sono messa a fotografare i luoghi noti usando una prospettiva inusuale.
Gli occhi erano tutti per le piante umili e selvatiche che sembrano inutili, per i fiori di campo che crescono senza altra sollecitazione se non quella data dalla pioggia e dal sole nel loro ritmico alternarsi.
Il nostro affanno, la pretesa di volgere il corso degli eventi con la sola forza del desiderio ci rende spesso velleitari e infelici prigionieri del passato. Le ciliegie inaspettate mi hanno suggerito che è inutile torturare se stessi all'idea di essere stati preda dell'autoinganno, in positivo o in negativo.
Cioè di avere scambiato non di rado il brutto per qualcosa di bello ma altre volte, al contrario, di non avere saputo riconoscere il bello in ciò che ci pareva brutto o inaffidabile. Mi piacerebbe tanto, però, poter dire a mia madre che, alla fine, le sue cure rivolte al ciliegio hanno avuto un risultato! Chissà come ne sarebbe felice!