giovedì 24 dicembre 2015

Buon Natale


Il ponte lo attraverso tutti i giorni, più volte al giorno ed è sempre diverso. La maggior parte delle persone passano veloci, a meno che non siano turisti, e allora si fanno il selfie con il bastoncino apposito; ma nemmeno loro guardano davvero quello che considerano soltanto uno sfondo, poco più di una cartolina.


Eppure, è buffo, i colori dell'acqua e delle case che vi si specchiano mi sembrano cambiare sempre; cioè non solo, com'è ovvio, per l'ora e le stagioni, ma anche per i miei stati d'animo. Ecco, per esempio, la foto d'inizio post: tutto grigio, cielo e acqua, e arancioni e d'oro le case. Corrispondeva esattamente ai colori che avevo dentro nel momento in cui attraversavo il ponte, pochi giorni fa, e al loro contrasto. Perché le cose, come le persone, sono anche ciò che il nostro sguardo permette loro di essere. 



L'acqua scorre veloce e certe volte e ti dà la vertigine guardarla. Altre volte lo fa lentamente, con un rumore sommesso che sembra quasi una nenia antica e allora anche tu rallenti il passo.


Questa e le successive immagini sono tratte da "La strada"
di Federico Fellini e c'è un motivo che si capisce dopo.

Natale. Non sei credente, ma è Natale anche per te, ogni anno, in qualche strano modo. Li guardi in faccia gli altri. La vigilia fanno grandi cene.



Da noi non usava. Nella mia famiglia si andava alla messa di mezzanotte, alla luce fioca dei pochi lampioni, su per la salita fatta di grandi pietre di selagite. Quasi sempre c'era la neve, alta ai bordi dei camminamenti. Quasi sempre indossavi qualcosa di nuovo, cappottino o scarpe, a volte solo guanti o un cappellino; e il fiato disegnava un pulviscolo d'argento nel blu scuro della notte.




In chiesa il sipario si apriva su un gran brillare di luci e canti. Ti sentivi comunità. Molto dopo la mezzanotte tornavamo a casa, ma a letto non dormivamo. Pensavamo alla mattina dopo, ai regali infiocchettati, alla tavola imbandita, ai dolci che venivano preparati da qualche giorno prima, ai giochi e ai racconti del dopo pranzo fra noi bambini, sulla piazza del piccolo paese.


Il Natale mi ricorda sempre più spesso ciò che non c'è più e per questo, ieri sera, ero molto malinconica. Mi sono messa a leggere qualcosa in rete per non pensarci e il caso mi ha portato, attraverso un'articolazione di link e cliccamenti che non so ricostruire, a leggere in un ebook le parole di una mia amica (e di altri) dedicate a sua madre.


Ho riso e mi sono commossa leggendola. Un po' perché è una mia amica e pensavo a lei, comprendendo ancora meglio il suo modo di essere, un po' perché sua madre assomigliava, con le dovute differenze di storia personale, alla mia. E  per l'appunto era a mia madre, anche, alla sua assenza, per Natale, che pensavo ieri sera con tanta malinconia.


Eppure, nel silenzio della casa e nella notte, mi sono arrivate non so più come quelle parole che mi hanno scaldata.




C'è una catena biopsichica che lega le persone attraverso il tempo e lo travalica. Ci sono nuove nascite e per ogni nuova nascita qualcuno che se ne va, ma ci resta vicino in modi diversi. Abita dentro di noi.




Natale: forse ci ricorda semplicemente che non vogliamo essere seriali, interscambiabili, ma unici, per le persone alle quali siamo legati. Cos'è l'amore, nei suoi diversi volti, ce lo insegna Gelsomina. 

Ma che faccia buffa che hai! Ma sei sicura di essere una donna? Sembri un carciofo.


Vestita di stracci, buffa e piccola di fronte a Zampanò e alla sua rudezza. 

() Tu non ci crederai, ma tutto quello che c’è a questo mondo serve a qualcosa. Ecco, prendi quel sasso lì, per esempio…
Quale? 
Questo … uno qualunque. Ecco, anche questo serve a qualcosa, anche questo sassetto.
E a cosa serve?
Serve … ma che ne so! Se lo sapessi sai chi sarei?
Chi?
ll Padreterno che sa tutto: quando nasci e quando muori. Non lo so a cosa serve questo sasso io, ma a qualcosa deve servire. 



Perché se tutto è inutile, allora è inutile tutto. Anche le stelle. Almeno credo … 


E anche tu. Anche tu servi a qualcosa, con la tua testa di carciofo

Mani troppo piccole, volto buffo, disturbata, cenciosa, ma capace di vedere l'invisibile. E' la cosa più difficile: guardare oltre le parole, immaginare i propri sogni e coltivarli, sentirsi unici e insostituibili, almeno per qualcuno. 
Buon Natale!

1 commento:

  1. Carissima Professoressa, questo scritto mi ha fatto commuovere. Ho passato in rassegna i miei ricordi di quando il Natale, da bambina, era carico di attesa a quando è diventato un tristissimo giorno di angoscia e malinconia,in cui penso alla malattia e a chi non c'è più. Però ora penso, se solo avessi potuto leggere questo post prima, forse non sarei stata tutti i giorni di festa triste..grazie perché oltre ad essere unici e speciali per qualcuno, possiamo anche far sentire qualcuno unico e speciale e trasmettere questo messaggio di speranza e allora forse sarà Natale, sempre.

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