Questo pomeriggio al mio supermercato |
Quando ero bambina non era possibile assistere a un
concerto vero, al mio paese. La musica dal vivo arrivava in forma di orchestra
di liscio per le feste da ballo o in forma di banda, la domenica e in alcune
particolari ricorrenze. Avere la banda nel paese voleva dire garantire a tutti i
ragazzi, anche a quelli di condizioni economiche più disagiate, di studiare
musica e imparare uno strumento. Quando ero ragazzina la banda non c’era già
più e all'occorrenza ne venivano chiamate da fuori; ma per molti anni c’era stata, come testimoniavano alcune foto che ritraevano mio nonno ancora abbastanza giovane in mezzo ai
musicisti locali e con la bacchetta in mano; perché anche lui l’aveva diretta, la
banda, e con quella bacchetta, che ora non saprei dire dove si trova e che
allora era su un certo mobile del suo salotto, alcune volte ci giocavamo;
giocavamo, appunto, a dirigere l’orchestra.
Mio nonno al centro con la sua bacchetta e l'orchestrina del paese. Non saprei dire l'anno (io, di certo, non esistevo ancora). |
Sarà per questo che
le bande mi piacciono, mi mettono allegria e mi commuovono nello stesso tempo.
E’ inconfondibile l’insieme di rumori
che precede l’inizio di un concerto e, ecco, questi rumori mi hanno raggiunto inaspettati
mentre al supermercato consueto, una certa Coop che frequento da sempre, stavo
completando la mia spesa frettolosa con l’idea di rifugiarmi presto a casa e non
uscire fino a domani. Invece mi sono fermata a lungo, sorridendo al luccicare
degli ottoni e nell’osservare gli occhi raggianti dei bambini radunati intorno.
Gli stessi occhi che dovevo avere io da piccola, quando la banda attraversava
suonando la strada principale e noi andavamo dietro, a
tempo, canticchiando, parlando e ridendo forte perché in quel caso non
c’è proibizione alcuna, a differenza di come invece deve essere a teatro
durante un’esecuzione.
Questo pomeriggio il maestro, tra un brano e l’altro, spiegava come funziona la
filarmonica di Pisa, i corsi che ci sono, la preparazione che offre e che
permette di accedere agli esami dei conservatori. Perché nella mia città, e
questo è doloroso dirlo, ci sono tante coraggiose realtà musicali - scuole, cori, associazioni - ma non c'è un conservatorio.
Da tanti anni penso che sarebbe
bello riunire in un unico spazio tutte queste realtà in una specie di casa della musica condivisa: grande, accogliente, vitale, capace di
diffondere ogni tipo di suono e di offrire formazione anche a chi non ha
abbastanza risorse per pagare lezioni private; e mi piacerebbe, se questa casa ci fosse, che
noi cittadini la sentissimo nostra, che potessimo andarci ad ascoltare o a suonare a piacere, che ne avessimo cura e
rispetto, e che le istituzioni la promuovessero, la difendessero e garantissero
molto di più della sua mera sopravvivenza.
Quando hanno cominciato a suonare, questo pomeriggio, mi sono appoggiata al mio carrello della spesa, a lato dei musicisti, intrecciando qualche parola con diverse persone che
conoscevo e che si erano fermate come me ad ascoltare. Ho scoperto di non essere l’unica a
sognare che la musica sia accessibile a tutti e diffusa in ogni luogo, compresi quelli
del dolore o quelli delle faccende di tutti i giorni, come la spesa. Ho fatto
tardi, rischiando di fare scongelare i surgelati già imbustati, ma mi piaceva
troppo quell’insolito accostamento di Va pensiero e del valzer di Verdi, reso
famoso da Il Gattopardo di Visconti, con il detersivo per la lavatrice, le pile di
rotoli di carta igienica, la frutta o la verdura.
Luchino Visconti, Il gattopardo, scena del valzer |
E sentire suonare lì, in
mezzo a carrelli e scaffali, le note del preludio di Cavalleria Rusticana, è
stato un po’ come vivere la piccola magia di tornare d’improvviso bambina.
Nessun commento:
Posta un commento
Scrivere in un blog è come chiudere un messaggio in una bottiglia e affidarla alle onde. Per questo i commenti sono importanti. Sono il segno che qualcuno quel messaggio lo ha raccolto. Grazie in anticipo per chi avrà voglia di scrivere qui, anche solo e semplicemente per esprimere la propria sintonia emotiva.