King Kong, di Merian C. Cooper e Ernest B. Schoedsack, 1933
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Lo so, ci sono le guerre e molto altro
di assai più grave. Io, però, non ragiono così. Non ho mai fatto gerarchie tra
esperienze positive; e da piccola disprezzavo chi mi chiedeva se volevo più bene al
babbo o alla mamma. Allo stesso modo mi comporto di fronte alle esperienze
negative e non valuto il grado di crudeltà in termini di spargimento
di sangue, con l’equivalenza del tipo “più morti uguale più grave”.
Valuto,
invece, il senso profondo di ogni esperienza che reputo negativa. In sintesi: il
granello di sabbia, per me, è un pezzo di deserto perché è ciò che ne rende
possibile l’esistenza.
Credo che la vicenda dell’orsa che
difende i suoi cuccioli e del cercatore di funghi che si apposta dietro un
albero per osservarli, violando le più elementari regole di comportamento di
fronte alla fauna selvatica, sia una metafora di molto altro.
E' in gioco il nostro
avventato ed egocentrico rapporto con la natura, ridotta a oggetto di
predazione e consumo. Però la vicenda riguarda anche un’altra cosa, che tocca le mie corde
più intime e sensibili e che deriva da una banale constatazione: il cercatore
di funghi può raccontare la sua versione della storia e lasciarsi persino intervistare
dai media, ma Daniza no.
King Kong, di Merian C. Cooper e Ernest B. Schoedsack, 1933 |
Ci sono interi universi di silenzio e
sono, in genere, universi perdenti. Uno, per esempio, è abitato dai bambini: il
termine “infanzia” allude proprio alla loro imperizia nell’usare le parole. Un
altro è abitato da animali di specie diversa da quella umana. E altri ancora
sono abitati da persone che non possono usare le parole o possono servirsene solo
in maniera inefficace per comunicare i propri sentimenti. Mi riferisco a chi è
affetto da malattie neurologiche degenerative legate all’età, ma anche a chi
soffre forme di psicosi grave o di autismo. Prima dell’attuale professione ho
lavorato con questi ultimi soggetti, in particolare con quelli autistici, che
sono per lo più mutacici o usano in maniera del tutto soggettiva e inefficace
il linguaggio verbale.
Ho imparato che è possibile, di fronte a quanti non hanno
parole, prestare loro le nostre per difenderne i
diritti. Non in senso paternalistico, per renderli ancora più dipendenti, ma fungendo un po' da traduttori, per noi stessi e per gli altri. E così ho scoperto che si può dare un senso alle loro modalità
comunicative, per quanto siano diverse e più complesse delle nostre semplici
stringhe di sillabe. Bisogna mettersi in ascolto attivo e osservare, con umiltà
e per un po’ spogliandoci della sicurezza che ci è data dai nostri alfabeti
alfanumerici.
King Kong, di Merian C. Cooper e Ernest B. Schoedsack, 1933 |
Io sto con Daniza anche perché non ho
mai sopportato che ci fossero degli universi arroganti e loquaci, quelli di chi
decide, e degli universi perdenti, quelli di chi è silenzioso. E anche per
questo King Kong, nel film del 1933 (quello classico), mi commuove.
La foto più famosa di Daniza: mentre allatta i suoi due cuccioli |
Grazie! è bello trovare questo pensiero, è bello trovare qualcuno che difende ancora i diritti degli animali!
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