domenica 8 dicembre 2013

Amore & denaro.


Verona è una città che conosco e che ho visitato diverse volte, negli anni.



Dunque, trovandomi lì per lavoro, qualche giorno fa, ed avendo il fine mattinata e tutto un pomeriggio libero, mi sono posta il problema di cosa fare una volta visitata la mostra dedicata al paesaggio e a Monet.



Alla fine ho deciso di andare a zonzo a casaccio e come sempre succede in questi casi ho finito per guardarmi attorno con occhi diversi e più liberi, senza l’assillo del balcone di Giulietta o di qualche altro sito di interesse storico e antropologico da visitare.




Sono passata, certo, da tutti quei luoghi e anche da sotto il fatidico balcone, ma cercando di carpire le loro vibrazioni più riposte, le ombre celate all’occhio del turista e i conflitti irrisolti dei quali le pietre, in ogni città, serbano in qualche modo una traccia. Mi sono messa a osservare i negozi e le persone, i loro volti, le espressioni nel passeggiare, il passo e le posture. Ho allertato l’olfatto e ho annusato le strade, i profumi dei cibi e quelli del verde e il loro armonizzarsi o stridere con i colori dei palazzi. Ho pensato che quella città, al di là della sua innegabile bellezza, incarnasse antropologicamente un enorme ossimoro.



Questa sensazione era incoraggiata anche dall'atmosfera di allegria forzata che connota spesso il periodo prenatalizio, nel quale più che attesa si respirano consumo e desiderio di appropriazione, ormai in ogni città. Questa - mi dicevo - è la città simbolo dell’amore; e mentre lo pensavo mi sembrava invece che vi si respirasse, in qualche modo, la grande importanza attribuita al denaro e che molte persone fossero come avvolte nella nebbia fredda di un benessere un po’ ostentato, tra la fatuità ridondante delle statuette dei due amanti perseguitati e la perdita di autenticità di una piazza delle erbe nelle quale ormai si trova di tutto, meno che le erbe, appunto, o qualcosa che faccia parte del loro ambito semantico.



Me la ricordavo molto diversa quella piazza, e in effetti mi sono resa conto, attraversandola, che forse è passato diverso tempo dall’ultima volta che ci sono stata.



Qui l’amore è tradotto ovunque in stigmate fatte di cuori e di nomi intrecciati. E' scritto sui muri e persino su caucciù appiccicati dove altrimenti non è possibile scrivere ...




e anche sulle foglie del giardino di Giulietta ...


ed è poi metaforizzato attraverso mille lucchetti colorati appesi un po’ ovunque.



La statua del poeta dialettale, amico di Trilussa, nome d’arte Berto Barbarani, lo ritrae, assorto nei propri ineffabili pensieri, proprio davanti a una banca



e lui sembra cerchi di ignorarne la presenza o, almeno, così mi piace pensare.


Non ho incontrato un cane bastardino che fosse uno. Solo cani di razza, tutti agghindati; e quelli femmina, a volte, con la gualdrappina leopardata, simili nel vestire alle proprie firmatissime padrone. Mi è venuto incontro un signore, a un certo punto, e mi ha teso la mano. Era vestito più o meno nello stile dei miei colleghi di Pisa, dunque ho pensato che si trattasse di un collega di lì che non riconoscevo e cercando di ricordare almeno il nome ho teso la mano anch’io. Proprio in quell’attimo, però, mi sono accorta che la mano tesa non era per salutare, ma per chiedere l’elemosina. E stata l’unica traccia di un’altra umanità in tutto il pomeriggio e mi sono chiesta come quell’umanità invisibile si nascondesse, perché dove c’è molta ricchezza c’è sempre anche molta povertà.






Mi sono seduta a un bar, con i tavolini all’aperto riscaldati, ripensando tra me e me all’errore di poco prima; sono arrivati i passerotti e gli altri uccellini, avventori abituali anch’essi: e mi parevano grassi, grassissimi…



Ho pensato che persino gli uccellini, nel centro storico, erano benestanti e che facevano venire voglia di metterli a dieta, invece di dare loro le bricioline…




Poi, con l'imbrunire, immagini e pensieri si sono fatti un po' malinconici e mi sono detta che certo, sì, l'indomani avrei dovuto passeggiare di nuovo tra quelle strade per fare pace con la città. 



1 commento:

  1. Manco da un bel po' di tempo da Verona e l'ultima volta sono salito anche sulla Torre dei Lamberti.
    Saluti a presto.

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