venerdì 6 dicembre 2013

Come un albero antico di radici profonde e di passioni generose


Domenica 1 dicembre 2013, Laion
Come tanti, da quando ieri sera si è saputo che è morto, pensavo a Nelson Mandela.
Pensavo anche, poco fa, nello stesso flusso di idee ed emozioni, che aridità e superficialità vanno a braccetto. E tutte e due si legano alla paura di perdere il controllo, al desiderio di un mondo incasellato, ordinato, fatto di sequenze che si ripetono con poche variabili e meglio ancora se non ce n’è nessuna. Può succedere a chiunque di diventare così, ripetitivi e controllanti:  è un possibile risultato della paura di soffrire o di amarezze passate. Quando capita ci si fa prigionieri di calendari programmati in ogni singolo minuto, senza mai una sorpresa vera, perché anche le sorprese devono essere previste. Cambiamo, superficialmente, gli interlocutori che frequentiamo e i luoghi che visitiamo o gli elementi di bellezza dei quali godiamo, ma alla fine persone e città si equivalgono tutte così come i piaceri. Alla tale ora questo, alla tale altra quello e il pranzo cosà e la cena colà. E sempre un sorriso stampigliato sul volto che è la recita amara della sicurezza; perché infatti, per quella certa piega verso il basso che assumono le labbra, su un solo lato e quasi impercettibile, è anche la riprova del prezzo al quale la acquisiamo: la prigionia, sia pure inconsapevole. Pensavo, poco fa, che ci sono prigionieri incatenati realmente fra quattro mura anguste, come lo fu lui per così tanti anni che si prova sgomento a contarli, capaci di gettare uno sguardo lungo e sognante lontano e oltre le sbarre; e pensavo che sono in qualche modo più liberi di molti di noi perché non si sono sottomessi alla paura, ma hanno scelto.

Poi pensavo, sempre poco fa, in un apparente salto logico, al grande albero secolare, proclamato monumento della natura, che ho fotografato domenica scorsa, in una valle ladina.
Domenica 1 dicembre 2013, Laion
Pensavo a persone tenaci come quell’albero, dal cuore grande e antico e aperte all’abbraccio e all’imprevisto del visitatore sconosciuto. E così intrecciavo nella mente l’immagine dell’albero a quella di Nelson Mandela. Lui, come quell’albero, aveva radici nella terra e profondità di sentimenti e di passioni, ma anche rami/braccia aperte verso il cielo, i sogni, la libertà e le persone da amare.
Domenica 1 dicembre 2013, Laion
Non si è mai davvero prigionieri se si ha un cuore antico e profondo, ma dischiuso al mondo e capace di rischiare generosamente la propria sicurezza per una passione più grande della polverosa, banale, tranquillità quotidiana.
Domenica 1 dicembre 2013, Laion

Nessun commento:

Posta un commento

Scrivere in un blog è come chiudere un messaggio in una bottiglia e affidarla alle onde. Per questo i commenti sono importanti. Sono il segno che qualcuno quel messaggio lo ha raccolto. Grazie in anticipo per chi avrà voglia di scrivere qui, anche solo e semplicemente per esprimere la propria sintonia emotiva.