mercoledì 30 ottobre 2013

Mi sono smarrita molte volte


Non è il mio primo libro perché scrivere in relazione a quanto si studia è uno dei doveri della mia professione; anche se degli altri ne ho presentato uno soltanto, prima di questo, non so per quale reticenza o strano pudore.
Ho scelto un luogo familiare e raccolto, Il museo della Grafica, nel quale sono di casa da diverso tempo perché mi occupo di educazione in senso lato e in riferimento a ogni fascia di età. E ho scelto persone adatte per le cose delle quali loro stessi si occupano, ma che sono anche legate a me da consonanza di visione del mondo e amicizia.
Sono un po’ emozionata per il fatto che questo è un libro particolare, con molti impliciti autobiografici dei quali, ovviamente, nel testo non si parla perché è un testo di studio. 
Mia madre da giovane, a Volterra.

E’ un libro particolare perché l’ho portato a termine in un periodo per me difficile, duro, segnato da perdite dolorose a partire da quella di mia madre, alla quale, infatti, è dedicato. E’ un libro particolare anche per l’argomento, che riguarda un po’ il filo rosso, il colore dominante della mia vita intera. Mi sono smarrita molte volte, in un certo senso felicemente, anche quando il motivo era un motivo di dolore. So da tempo immemorabile, da quando ero molto piccola, che per essere forti bisogna attraversare il vuoto, non negarlo o riempirlo con oggetti e relazioni superficiali e di consumo. Da altrettanto tempo so anche che per non diventare durezza la forza ha bisogno di dialogare con la sensibilità e che per restare sensibili bisogna attraversare la pena acuta della mancanza e preparare una dimora dentro di noi alle persone e alle cose perdute.




Dentro di noi possiamo infatti collocare il posto delle fragole, la voce che ci cantava la ninnanna e che non riusciamo più a ricordare; perché i volti è facile ricrearli nella mente, ma le voci si rarefanno prima e inesorabilmente e per quanti sforzi facciamo non le ritroviamo più così com’erano…Mi sono smarrita molte volte, consapevole dei rischi che correvo. 



Amanti, autore sconosciuto, 1910




E mi è capitato di smarrirmi nello sguardo di un altro, per provare la gioia di innamorarmi o quella, unica, di stringere tra le braccia un minuscolo essere e attaccarmelo al seno non riconoscendomi più, non sapendo più se ero proprio io quella che dopo averlo fatto nascere lo teneva in braccio nell'ascensore della clinica, di notte, per portarlo con sé al piano di sotto e passare il resto di quelle ore azzurre di maggio a guardarlo smarrita e con lui la meraviglia della vita, di una nuova vita che avrebbe cambiato la mia. 

Mi sono smarrita molte volte nella nostalgia per il passato e nei desideri legati al futuro, agli incontri, alla bellezza della natura, dell’arte, della poesia e della musica che mi avvolge come una coltre delicata e resistente in ogni momento delle mia giornata, consolandomi o esaltando le mie gioie. E vorrei che lasciassimo anche ai nostri bambini, che sono più forti di quanto non pensiamo, il diritto di smarrirsi, che loro reclamano attraverso tutte le favole che mostrano di amare.

Cominciano quasi tutte così: una strada nel bosco, rumori di paura, la notte e il freddo dell’abbandono e poi l’alba, con le sue rosee dita, a segnare l’orizzonte…
L'alba da casa mia
Il link alla pagina della casa editrice, con l’indice e l’introduzione: Indice & Introduzione


2 commenti:

  1. Ho permesso a me stessa di smarrirmi per la prima volta solo dopo i 30 anni. Prima ero terrorizzata all'idea di perdere il controllo: questa paura non ha aiutato la mia crescita emotiva e ha di molto ritardato l'acquisizione della piena consapevolezza di me. Da quando accetto i miei smarrimenti e, anzi, li metto in conto - so che ci sono stati e che, negli anni a venire, altri ce ne saranno - mi sento infinitamente più serena.
    E' un tema molto interessante, spero di riuscire a passare!

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  2. Viviamo in una brutta epoca, nella quale lo smarrimento è presentato e percepito solo come una condizione negativa. Ma la pretesa di controllare tutto, lo spazio, il tempo e ogni frammento di vita, ogni esperienza, chiudendo la porta allo stupore pur di non fare entrare la malinconia e censurando il dolore e le ombre non può che renderci molto, molto infelici. Mi fa piacere se ce la fai a passare, Elena!

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