martedì 29 ottobre 2013

Della gioia e del dolore

Prendo spunto da una bella canzone di Sandro Luporini e Giulio D’Agnello per parlare della gioia e del dolore. Per un caso riguarda proprio l‘argomento che ho trattato ieri a lezione e sul quale continuo oggi, perciò, dato che nella mia aula c’è il telo da proiezione grande, stamani la farò ascoltare attraverso youtube ai miei 130 e più studenti. 
L’ansia in eccesso che ci fa stare davvero e sterilmente male è legata proprio al tentativo di negare il dolore esercitando un controllo eccessivo sulla nostra vita. Viviamo nell’epoca ipocrita e superficiale che censura tutte le ombre e cerca di anestetizzare il dolore e i luoghi che ce lo ricordano. Bisogna mostrarsi felici (e produttivi) perché il dolore è identificato con la debolezza e con l’insuccesso sociale. Il farmaco antidepressivo viene assunto anche se non c’è patologia, ma solo tristezza, dolore, senso di vuoto o mancanza legati a una perdita, compresa la fine di un amore. Il farmaco diviene, insomma, una specie di sostanza dopante, utilizzata per renderci efficienti a ogni costo e al prezzo di non ascoltare il proprio dolore. Lo dico da persona tutto sommato di indole più gioiosa che triste: gioia e dolore sono legati profondamente e il nodo è inestricabile. Per vivere la prima bisogna essere capaci di attraversare il secondo.

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