mercoledì 19 ottobre 2016

Disegnare la vita



Sono felice di non avere ceduto alla tentazione di addivanarmi che mi è piombata addosso in serata. Mi sono invece regalata 74 minuti di autentico piacere al cinema, nel guardare “Bozzetto, non troppo”, il film-omaggio di Marco Bonfanti a Bruno Bozzetto.


Non è solo perché amo visceralmente i film di animazione e perché Bozzetto è uno dei miei animatori preferiti per tutto ciò che ha realizzato, dai lungometraggi più famosi, ai cortometraggi, ai piccoli frammenti della durata di un sospiro o poco più.



Non è neanche solo perché quando ho visto per la prima volta al cinema “Allegro, non troppo” sono rimasta per tutta la durata immobile nella poltroncina e come ipnotizzata dall’armonia perfetta tra suoni e immagini in movimento. Ho pianto, con il Valzer triste di Sibelius, sulla desolazione del gattino che sogna un passato perduto per sempre, fatto delle poltrone del salotto buono e del tepore del caminetto e delle carezze, ispirato, come stasera ho scoperto, a un gatto vero, che era stato di Valeria, chiamata in famiglia Vally, cioè la moglie di Bruno Bozzetto.



E poi Ravel, a ritmare con il suo Bolero tutta la storia dell’evoluzione, e poi ancora l’ape e il suo picnic rovinato dai due innamorati che si rotolano abbracciandosi nell’erba, lungo le note del Concerto in do maggiore di Vivaldi, e ancora e ancora: immagini e musica, movimento e colori, linee magiche a racchiudere e rappresentare idee, sentimenti, desideri impalpabili, frammenti perduti del passato.



Con passo svelto e dinoccolato e, a 78 anni, con un fisico giovanile come nemmeno un cinquantenne, anzi, come nemmeno certi quarantenni che conosco, con lo sguardo acuto e ironico, BB ci guida nel suo giardino e poi nella sua casa, tra le persone, gli animali e gli oggetti che gli sono cari.



Così conosciamo la timida cagnolina bianca, l’inquieta e agitata cagnolina nera e la pecora gigante che crede di essere un cane e in casa si comporta come tale. E guardiamo lui che gioca come un bambino con loro, con i due nipoti, con la vita. E poi lo studio, il ballo in salotto con Vally, i quattro figli, in frammenti di video girati nei vari anni, insieme ad altri loro animali, compagni di viaggio nel tempo.


Il cancello della,casa di Bruno Bozzetto
Non è solo un racconto di vita, questo film, ma ci parla dell’arte di disegnare la realtà, disvelandone significati invisibili, e del suo senso. Ecco: mi sembra, adesso, di capire davvero meglio ciò che mi piace di Bruno Bozzetto ed è la sua capacità di mettere in dialogo gli opposti in maniera immediata, con le sue linee in movimento: il tenero e il duro, l’allegro e il malinconico, la pigra bellezza della natura e quella vivace della città.



Molti pensano che le parole siano il mezzo più adatto per spiegare le esperienze più complesse, ma guardando il film mi dicevo che non è vero. Mi dicevo che è proprio una grande fortuna essere capaci di esprimere attraverso i disegni quello che le parole non sanno dire o che tradiscono un po’. Di fronte alle emozioni e alle esperienze complesse sono proprio le parole a essere monche, unilaterali, parziali e pretenziose.


1 commento:

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