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Questa e le successive sono tutte scene di cibo tratte da film che ho amato |
“Ci
faccio un crocione!”. Questa frase, accompagnata dal dito indice che traccia
nell’aria una X, tanto più ampia quanto più intensa è l’irritazione, in Toscana
significa che in un certo luogo, esercizio commerciale, quartiere eccetera non
ci torni più, potendo scegliere tra altri.
A me capita, però, che il mio primo crocione su un posto non sia definitivo e conceda una seconda prova, a volte una terza.
Di solito servono solo a tracciare una X più ampia della precedente e così, infatti, è
successo ieri sera. Il nome del locale non lo dico, perché non c’è niente d’illegale
in questa piccola storia di furbizia dell’esercente e di stoltezza del cliente.
Ieri sera, dunque, nella mia piccola città in cui ho sempre più spesso la sensazione che
la filosofia che sta prendendo piede sia che ognuno fa quel beneamato che gli
pare, sono andata a teatro, alle 20.30, senza fare in tempo a cenare. Lo
spettacolo meritava davvero e così, come accade dopo avere sentito una bella
musica, al termine mi è venuto un certo languorino. Però dovevo anche finire un
discorso con un’amica e quindi, invece di andare a casa, visto che abitiamo a
poli opposti, ci siamo messe a cercare un locale in cui consumare un po’ di
vino accompagnato, per me, da qualche stuzzichino.
Tipo aperi-cena tardiva. Ma
c’era quasi ovunque la partita, quindi rumore, e molto affollamento. Così, dopo
qualche inutile giro di sopralluoghi vari, optiamo per un locale del centro. Un locale striminzito,
dove non ci si rigira e dove la porta è aperta per poter servire i due
tavoli fuori, altrimenti non ci si passa, sulla soglia del quale avevo tracciato, qualche mese
fa, il primo crocione.
Era successo una sera in cui ci eravamo recate lì per bere qualcosa in quattro
amiche, due delle quali conosciute dal proprietario per esserci già state, poco prima della mezzanotte, finito il
concerto del mio coro. Ci hanno chiesto se dovevamo cenare e
al nostro diniego hanno detto che allora, il tavolo, non potevamo occuparlo
perché lo lasciavano per chi, oltre a bere, mangiava. A mezzanotte???!? Sono
rimasta sbigottita, anche per la malagrazia e poca intelligenza commerciale.
Prima di allora c’ero stata un paio di volte, invitata, e quindi non avevo
visto i prezzi. Dunque, ieri sera, nonostante quel mio primo crocione,
disobbedisco a me stessa. Ci sono solo tre tavoli, i sedili alti, il solito
poco spazio. Ci chiedono se ceniamo (anche ieri sera era molto tardi) e
rispondo che io mangio qualcosa e bevo, mentre la mia amica beve soltanto, per farmi compagnia.
L’uomo e la donna si guardano per decidere e poi dicono che sì,
possiamo sederci. L’uomo ci porge con ampi gesti rotondi il listino, scritto in
modo semi-illeggibile, composto di assaggini e crostini – tutto “ino”, anche il
calice, a mio parere – mentre i prezzi dei piatti, calice escluso, sono “oni” per il prodotto offerto,
cioè vanno dai 10 ai 18 euro. “Semmai mi aiuti” dico all’amica, immaginando
chissà che porzioni. Ormai siamo sedute, non possiamo andare via...
Intanto mi accorgo che sta arrivando odore di sigaretta (succede un paio di volte) e dopo varie ricerche deduco che arriva dal retro,
dalla cucina, divisa solo da una parete di legno+vetro che si ferma prima del
soffitto. Mi dà molto fastidio perché sono ancora convalescente, ma siccome la
mia amica, che è anche asmatica, non lo sente, mi convinco che sia una fantasia
mia e che dipenda dal rimorso per quel primo crocione disatteso.
Arriva il
piatto: quattro pezzettini di pane abbrustolito della dimensione di 5 cm per 3
con un sopra che non è né caviale, né paté, né tartufo per giustificarne il costo. Buoni, per carità, ma
sinceramente il prezzo mi pare esoso. In qualsiasi altro posto li avrebbero
messi a corredo del calice, aggiungendovi anche altro.
Mi è rimasta la fame, ma
mi sono guardata bene, anche per principio, di aggiungere il dessert; e quel
che è peggio è che, per giunta, sono stata sveglia quasi tutta la notte per malesseri legati,
immagino, a quel cibo. Il crocione che ho tracciato ieri notte è il secondo, per quel locale, ma è definitivo. Non posso
denunciare niente, ripeto, non fanno nulla di illegale e il danno ha il
consenso dei danneggiati.
Mi chiedo amaramente, però: visto che si può
scegliere, perché quel crocione, in casi come questo, non lo fanno in tanti? Perché
a volte, questi esercizi pretenziosi e snob acquistano valore solo perché se la
menano? Il pensiero critico non andrebbe applicato solo nelle grandi questioni, ma anche
nelle piccole cose.