Mi capita sempre meno di rado di sentirmi così, come Anna Magnani in questo fotogramma del film che è diventato un po' il simbolo del 25 aprile: "Roma città aperta". Mi piacerebbe condividere con qualcuno questa giornata come ho quasi sempre fatto, attorno a buon cibo e buon vino, con amici, ma anche con persone sconosciute che per un giorno è come se amici lo fossero anche loro. Oggi che il 25 aprile lo ricordo da casa, rifletto in maniera un po' malinconica sul suo significato. E mi scopro a pensare che il fascismo sia tornato a vivere in
forme mascherate e subdole. Lo intravedo, per esempio, nel bisogno di un capo
che decide se punirci o premiarci, come un babbo che si fa buono o cattivo a
seconda della nostra compiacenza rispetto a ciò che si aspetta da noi. Mi
sembra che il nostro diventi sempre più un sistema basato sul paternalismo e
questo significa che qualcuno decide quello che è bene per noi e per il paese e
che noi, i sudditi-figli, non dobbiamo comprendere, ma fidarci e delegare.
Lo riconosco,
il fascismo, nelle nuove forme dell’essere cinici ed egoisti, nel “me ne frego”
di fronte ai morti innocenti dei barconi della speranza e dell’orrore che non
si attenua nemmeno per i cadaveri dei bambini. Lo riconosco nel “me ne
frego” di quella Camera vuota, nella quale meno di 40 deputati hanno ascoltato le
notizie sull’uccisione dell’operatore umanitario Giovanni Lo Porto.
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La Camera deserta mentre si dà notizia della morte dell'operatore umanitario Giovanni Lo Porto |
Lo
riconosco in chi è convinto che possano esistere “droni intelligenti” o "bombe
intelligenti” mentre io trovo assurde e insensate queste espressioni.
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Stessa seduta della Camera |
Sono convinta, infatti, che solo gli esseri viventi, e non le
cose, possiedano quella capacità adattiva rispetto all'ambiente e agli altri che chiamiamo
“intelligenza” e che troppo spesso identifichiamo con una mera competenza
tecnica e formale, come mettere in serie dei numeri secondo un criterio o formare
figure geometriche secondo un altro. L’intelligenza non è quest'arida capacità formale che ne rappresenta un'esile e poco significativa conseguenza, ma il saper comprendere le situazioni e le relazioni e l'essere disponibili a trasformarsi rispetto a esse e in base a un proprio progetto di vita. L'intelligenza, secondo me, si esprime al suo massimo livello quando riusciamo a metterci anche
dal punto di vista dell’altro e a vederlo
come un volto; un volto simile al nostro. Quando riusciamo a superare una visione angusta e meschina dell'esistenza basata solo sull'immediatezza del nostro egoismo o sulle nostre paure.
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Giovanni Lo Porto |
Lo riconosco, il fascismo, nel
credere disincantato che chiunque si mostri generoso nei confronti di chi è in
difficoltà, chiunque coltivi un sogno di uguaglianza e di giustizia sia un ingenuo, un immaturo, uno fuori dal mondo. E la malinconia sta tutta qui: nel pensare che forse il cammino della liberazione
è più complesso di quanto quelli che sono venuti prima di noi avevano
immaginato in quel lontano 25 aprile di 70 anni fa.