Il termine “ex” non mi piace.
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Aubrey Beardsley, Illustrazioni da Salomè, 1894 |
Ex marito, ex moglie,
ex compagno o compagna, ex suoceri, ex compagna del compagno, ex compagno della
compagna, ex cognati e così via. Lo so, è
difficile trovare altre espressioni, però è bruttissimo questo prefisso “ex”.
Sono convinta, infatti, che le relazioni significative, quelle in cui ci sono
stati davvero dei sentimenti, dei sogni condivisi, delle confidenze importanti,
non si perdano mai completamente e che se finiscono si possano trasformare in sentimenti di altra natura e non sprofondino nell’abisso del
nulla. Mettere in pratica questo, però, può spaventarci e di certo ci complica la vita perché ci costringe a fare i conti con il passato, con
noi stessi e anche con le relazioni del qui e ora.
Guardandomi intorno noto, invece, che lo sport praticato dalla maggior parte degli ex (uomini o donne non fa differenza) è la denigrazione dei propri ex. Spesso si tratta di una vicendevole denigrazione.
Un ex può arrivare alla calunnia gratuita per rassicurare il nuovo partner rispetto a gelosie retrospettive oppure per fare bella figura, mostrandosi vittima senza alcuna responsabilità rispetto alla fine del rapporto e magari anche al suo inizio.
Alla categoria degli ex rabbiosi e calunniatori si affianca, poi, quella degli ex che spariscono per non dover ripensare al perché profondo della fine di una relazione. Sono quelli che sostengono che capita così e che siamo come foglie al vento che non decidono o determinano niente, mosse solo dal destino; quelli del si ama e del non si ama più perché sì.
Sono quelli che identificano innamoramento e amore, che si fermano al primo e pretendono che si prolunghi all’infinito e per questo, quindi, prima o poi si deludono.
Si
deludono se l’innamoramento non è abbastanza corrisposto, e in questo caso è
comprensibile, ma molto di più se lo è, perché in questo secondo caso, con il
conoscersi meglio e frequentarsi di più, emergono anche le difficoltà oltre
alle gioie. L’innamoramento è idealizzazione totale del rapporto e
dell’altro e per questo non può durare in eterno, ma per non esaurirsi deve trasformarsi in
qualcosa di più profondo: l’amore, appunto. L'amore comporta l'accettazione dei
limiti dell'altro e delle inevitabili zone d’ombra o delle crisi del legame che ci unisce a lui.
L’innamoramento ci sorprende alle spalle senza che possiamo deciderlo, ma trasformarlo in amore è una scelta. Ci sono persone che non possono scegliere di amare perché non si sentono esse stesse degne di amore. Queste persone, però, si innamorano e quando accade tendono a diventare dipendenti da chi secondo loro non le ama abbastanza e rincorrono, implorano, soffrono ansie indicibili per una risposta in ritardo a un banale sms o se il cellulare dell’altro squilla a vuoto.
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Aubrey Beardsley, Illustrazioni da Salomè, 1894 |
Guardandomi intorno noto, invece, che lo sport praticato dalla maggior parte degli ex (uomini o donne non fa differenza) è la denigrazione dei propri ex. Spesso si tratta di una vicendevole denigrazione.
Un ex può arrivare alla calunnia gratuita per rassicurare il nuovo partner rispetto a gelosie retrospettive oppure per fare bella figura, mostrandosi vittima senza alcuna responsabilità rispetto alla fine del rapporto e magari anche al suo inizio.
Alla categoria degli ex rabbiosi e calunniatori si affianca, poi, quella degli ex che spariscono per non dover ripensare al perché profondo della fine di una relazione. Sono quelli che sostengono che capita così e che siamo come foglie al vento che non decidono o determinano niente, mosse solo dal destino; quelli del si ama e del non si ama più perché sì.
Sono quelli che identificano innamoramento e amore, che si fermano al primo e pretendono che si prolunghi all’infinito e per questo, quindi, prima o poi si deludono.
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Aubrey Beardsley |
L’innamoramento ci sorprende alle spalle senza che possiamo deciderlo, ma trasformarlo in amore è una scelta. Ci sono persone che non possono scegliere di amare perché non si sentono esse stesse degne di amore. Queste persone, però, si innamorano e quando accade tendono a diventare dipendenti da chi secondo loro non le ama abbastanza e rincorrono, implorano, soffrono ansie indicibili per una risposta in ritardo a un banale sms o se il cellulare dell’altro squilla a vuoto.
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Aubrey Beardsley, Apollo insegue Dafne, 1896 |