domenica 14 maggio 2017

La retorica della teiera

Teiere a casa mia, in ordine sparso
(Questa e le foto successive)

Sui social è tutto un florilegio di pensieri sulla festa della mamma che non ho chiaro, fra l'altro, se era oggi o se è stata ieri o l'altra domenica.




Mi sono ripromessa di non scrivere niente in merito, preda di un insopportabile senso  di saturazione, ma poi ci ho ripensato. 




Si ha paura di rasentare la retorica, eppure non tutta la retorica è cattiva. E poi, per poter conservare ricordi e sentimenti, la retorica bisogna inevitabilmente sfiorarla, avere il coraggio di ricondurla al suo significato di capacità di comunicare con le parole qualcosa di più di ciò che esprimono, dotandole di un alone di mistero, di ambivalenza, di inquietudine che le renda più affascinanti.




Allora, cercando di arginare la paura di cadere nella retorica cattiva, devo ammettere che in effetti qualche emozione si muove, dentro di me, all'idea che oggi è la festa della mamma, e si tratta di ricordi. Vorrei scrivere, infatti, non della festa della mamma qui e ora, ma di quanto, quando ero piccola io, questa ricorrenza fosse importante per noi bambini; specialmente per quelli come me, un po' testardi e ribelli.




Per la festa della mamma mi potevo emendare e liberare dai sensi di colpa nei suoi confronti: con un regalo indovinato, con qualche frase scritta con il cuore, potevo farle capire che le volevo bene e che se le davo un dispiacere la cosa era involontaria.




Da quando la mia mamma non c'è più, ogni anno, in questo giorno, mi viene da un lontanissimo passato sempre una stessa immagine, che corrisponde al regalo che in assoluto mi ha dato più felicità offrire. E' compreso in una categoria di oggetti che amo: le teiere.




Le teiere non le trovo interessanti tanto per usarle, ma proprio per guardarle. E insomma,  più panciute o meno panciute, con il becco arrogante o sobrio, dimesso o pieno di prosopopea, chiare o scure, di metallo o di porcellana, etniche o classiche, antiche o moderne, le teiere mi piacciono tutte.




Mi sembra che il solo mettersele vicino e distribuirle qua e là sui mobili delle diverse stanze evochi tutto un mondo creando nella casa un'atmosfera calda e intima; per questo, più si tratta di teiere usate e vecchie, più mi piacciono.




Per farla breve: l'immagine che mi viene in mente per la festa della mamma è una teiera con il manico lungo di bambù e dipinto, in parte, di verde brillante.




Quando ero piccola, nel paese nel quale sono cresciuta, gli oggetti cinesi erano visti come simbolo dell’esotico e non, come oggi in città, del trito e pacchiano.




La teiera che sto pensando era di quelle cinesi, panciuta come la gran parte delle teiere, chiara e dipinta a fiori piccoli piccoli con disegnate vicino delle eleganti foglie lanceolate.




Ricordo che ho sospirato davanti alla vetrina - che a chiamarla "vetrina" ci voleva coraggio - di quel negozio per diversi giorni, perché quella teiera mi sembrava adattissima a farmi perdonare tutto dalla mia mamma, ma non avevo abbastanza soldi da parte nel salvadanaio per comprarla.




Alla fine, però, forse con un piccolo aiuto dei nonni o degli zii giovani e senza figli, riuscii miracolosamente a farcela e la portai a casa involta in vari fogli di carta velina.




Ero tutta emozionata perché mi sembrava un dono molto speciale e non so perché, il ricordo di quest’oggetto da nulla, ancora oggi mi commuova tanto.




2 commenti:

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