lunedì 20 febbraio 2017

Se


Se. Quante volte questa piccola, insidiosa sillaba, ci ha tormentato, ripensando a una qualche esperienza dolorosa o amara! Se avessi parlato, se avessi detto le parole che sono rimaste sospese, allora, chissà.


Oppure, se non avessi parlato, se avessi impedito alle parole che feriscono di uscire dalle mie labbra…E se quella volta avessi perdonato, se avessi aperto la porta…



E se quell’altra volta l’avessi chiusa, se non fossi uscita; e se fossi invece rimasta a casa; se avessi scritto una lettera; se avessi telefonato… Ci tormentiamo, ci ripensiamo, a volte anche a distanza di anni. 

Se.


Succede di sentirsi colpevoli anche quando è il destino che si è accanito su di noi con crudeltà. Cerchiamo il piccolo gesto sbagliato, la parola di troppo o che è mancata e attribuiamo a noi stessi un potere sulla nostra vita tanto più grande di quello che abbiamo. E così ci viene in mente che potremmo trovare sollievo nella punizione e ce la diamo da soli, attraverso la rinuncia alle gioie, piccole o grandi, che potremmo ancora provare.


Un pugno rabbioso nel vetro della finestra, la mano ferita, e poi il volto, il sangue, il dolore. Perché il dolore fisico, a volte, serve proprio per scacciare quello molto più insopportabile che viene da dentro, che ha la trasparenza del ghiaccio che tutto iberna e conserva inalterato; il ghiaccio della non vita. 
E’ un film molto bello, che ti regala un bisogno prepotente di silenzio e per questo, forse, non riesco a scriverne più di così.


Non sono tanto le parole che ci lasciano una traccia intensa dentro, quanto le immagini, i volti, la smorfia delle labbra, l’abisso dello sguardo soffuso di una tristezza senza consolazione possibile e l’immensa distesa marina, indifferente come quella della neve; e poi la colonna sonora che ibrida le musiche originali di Lesley Barber con quelle di Bob Dylan, di Ray Charles e di Haendel, e ti fa uscire stranita nella notte tanto che ti pare di non riconoscere nemmeno, nel rumore che ritma il tuo ritorno, l’eco dei tuoi passi sul ponte e poi nella strada consueta.


1 commento:

  1. Che musiche! Il tormento del "SE" , il fato, il destino, la volontà, quesititi infiniti che nascono dalla notte dei tempi.

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