mercoledì 23 marzo 2016

Paure e fiori colorati

Sulla strada da Volterra a Montecatini Val di Cecina - Marzo 2016
(Questa e tutte le successive)
Il tempo di scendere dall’auto in questi giorni non ce l’ho. Accosto, apro il finestrino, prendo la macchina fotografica appoggiata sul sedile del passeggero e scatto.


Fotografo per lo più le distese di fiori di campo o il verde tenero di questo inizio di primavera e poi le siepi di biancospino, quei rovi aguzzi di spine, ma ora coperti di fiorellini bianchi e come ogni anno in anticipo su tutte le altre più arroganti e chiassose fioriture.



Fotografo qualcosa che sa di rinascita e di vita. Succede da quando è iniziato, ormai due mesi fa, questo periodo di preoccupazione per la salute di mio padre. Continuo a farlo anche ora che è stato dimesso, ma è sempre molto debole e c’è da affannarsi per le medicine, per le ricette, per le analisi, per la riabilitazione, per procurarsi questo o quell’attrezzo, per consolarlo, per incoraggiarlo.



Fotografo i fiori e i campi per non fissarmi su certi sentimenti troppo malinconici. Fotografo i fiori e i campi per non cedere alla tentazione di pensare che non esista il senso: degli affetti, dei legami, dell’esistenza stessa.



Lo faccio anche per  combattere le insicurezze legate all’idea che tutti siamo destinati a invecchiare; a perdere, con gli anni, le forze psicofisiche e magari l’autonomia.



Andando così spesso su è giù dal mio paese di origine alla città in cui vivo e sforzandomi di portare avanti tutto lo stesso, il lavoro e le lavatrici, le tesi da correggere e la spesa da fare, continuo a cercare serenità nel fotografare i paesaggi così belli in cui sono nata e cresciuta. Li conosco palmo a palmo, radice dopo radice, curva dopo curva di ogni strada, eppure mi sembrano nuovi a ogni primavera.


La piccola auto azzurra e ormai provata dal tempo scivola sulla strada, si ferma e riparte subito  mentre dalla radio arrivano le mille voci del mondo e la mente si lascia andare, dato che i ricordi la invadono. Allora l’incertezza del futuro copre per qualche attimo ogni altro sentimento con quel suo sapore agro-dolce che vorrebbe mischiarsi, qualche volta, a quello salato delle lacrime.



Altra tristezza, altre angosce per le morti ingiuste, in Spagna, si sommano a quelle precedenti e le amplificano arrivando da un altrove lontano; e di nuovo fotografo, anche per quelle ragazze sorridenti nella prima pagina dei giornali, i fiori bianchi, gialli e azzurri che non potranno mai più vedere.


Al cinema, due sere fa, il capolavoro di Murnau, Faust, mi parlava ancora di tutto questo, delle paure e dei fiori, degli affanni e del peso della vecchiaia, ma anche del fatto che si può rimanere giovani rispecchiandoci negli occhi di qualcuno che amiamo e che ci ama.


Faust, Friedrich Wilhelm Murnau, 1926
Quel film raccontava dell’insensatezza umana; mostrava i colori cupi dell'assurdità del male e, in inquietante contrasto, sogni di baci e abbracci di innamorati in mezzo a prati fioriti.

Faust, Friedrich Wilhelm Murnau, 1926

O forse ero soltanto io che leggevo, anche in quei bellissimi giochi di luci e ombre, alcuni dei miei pensieri di questi giorni originati dalla situazione particolare che mi trovo a vivere.




Infine, ieri, le immagini dell’orrore, i morti di Bruxelles. Anche per quelli bisognerà fotografare molto, fotografare fiori e campi verdi per ricordarsi della vita e ribadire la gioia di poterne godere, nonostante tutto questo dolore.





Accosterò l'auto senza nemmeno spegnere il motore. Il tempo di scendere per cercare le inquadrature più belle è un lusso, in questi giorni affannati, l'ho già scritto all'inizio. Accosterò l'auto, aprirò il finestrino, lascerò entrare i profumi dei campi e fotograferò ancora tanti, tantissimi fiori di questa primavera malinconica e i biancospini vestiti a festa. 






2 commenti:

  1. Stamattina ho notato che su alcuni alberi spogli cominciano ad apparire le prime foglioline verdi ancora quasi del tutto chiuse. Dove prima, fino a qualche giorno fa, da lontano attraverso e dietro i rami spogli vedevi la facciata di un condominio, adesso invece scorgi una specie di fantasma verdolino che ti permette ancora di scorgere la facciata del palazzo. Ma intanto pensi anche che tempo una, due settimana al massimo, quella stessa facciata non la vedrai più perché l'albero avrà acquistato la sua forma estiva e sarà una sola impenetrabile massa di foglie che tutto copre.

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  2. Mi viene in mente quella frase di Neruda in cui dice: Possono tagliare tutti i fiori ma non possono fermare la primavera." Ogni anno mi meraviglio dello sbocciare di questa stagione, sembra una forza vitale impetuosa, ci si accorge che nonostante tutto siamo proiettati verso di essa, ne abbiamo bisogno. Io per esempio sento il bisogno di dipingere e disegnare, giro con matite e blocchi da disegno, al punto quasi di estraniarmi da ciò che sto riproducendo o interpretando. La tua grande sensibilità rappresenta la tua grande forza, mentre cammini come sospinta in dietro, tu riesci a pensare alla positività del vento e mentre tentano di tagliare i fiori nel tuo giardino interiore, tu continui a sbocciare senza rendertene conto.

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