martedì 24 novembre 2015

Di zucche, di carrozze e di fantasie.


"(...) la vuotò, e quando non fu rimasta che la sola scorza, la percosse con la sua bacchetta, e la zucca fu subito mutata in una bella carrozza tutta dorata"
Ogni volta che ne vedo una resto affascinata e lo stesso mi capita con i cavoli, che trovo bellissimi.


Ma la zucca ha qualcosa in più, perché mi evoca subito la fiaba di Cenerentola, lo sfavillio del ballo del principe, la scarpetta di cristallo, il valzer brillante che ti fa girare tutto, attorno, soffitto e pavimento; e gli incantesimi della notte; e qualche volta fa tornare dal passato anche la voce antica di mia nonna Maria, che era così brava a raccontare le favole e quando erano esaurite a inventarne, ampliando il suo già abbondante repertorio. 


Poi c'è quel colore arancione, ci sono quei semi d'oro nel suo cuore grande di ortaggio mutevole, che può assumere le forme più strane e vestire la propria scorza di mille colori, ibridandoli  e picchiettandoli. Non potrebbe non piacermi, la zucca.



Come molti altri nel fine settimana sono andata a San Miniato, perché amo i tartufi; e così mi sono divertita ad assaggiare di tutto un po', purché tartufato. Passeggiare per le vie piene di bancarelle nei giorni del tartufo è un po' come visitare un museo olfattivo.



Si è sollecitati da un misto di profluvi di salumi, di formaggi, di impasti spalmabili colorati, ma anche di mieli e di dolci fino a che ci si sente perduti, vinti, preda di un languore sfinente. Insomma, per farla breve, alle 12.30 ero già in pole position per il pranzo. Più che in pole position in fila, ma per quelli che si sono decisi dopo è andata molto, molto peggio! 



Alla fine, però, le foto le ho scattate a ciò che non c'entra niente con il tartufo e cioè le zucche, i cavoli, i peperoncini e certe foglie arrampicate su un muro antico, di un rosso e fucsia così intensi che sembravano quasi artificiali; con la sensazione vivissima di essere stata improvvisamente catapultata in un cartone animato.



Da piccola usavo molto, con le mie amiche, fiori e foglie per giocare. Servivano per fare collane e orecchini o per inventare abiti ricamati e andare a quello stesso ballo di Cenerentola. Il rischio che tornassero a essere, ai nostri occhi, semplici petali o foglie o stecchi era connaturato all'idea che diventare adulti volesse dire disimparare a sognare.



Per fortuna non è accaduto, almeno a me, e sono ancora qua a giocare con le foglie e i fiori e a scaldarmi il cuore con i colori caldi dell'autunno.



"Scrollati pianta, stammi a sentire
d'oro e d'argento mi devi coprire." 

              (Cenerentola dei fratelli Grimm)






















2 commenti:

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