Ho cercato su facebook la nota che avevo
scritto la mattina successiva alla strage di Viareggio. La trascrivo qui, perché testimoni l’emozione sbigottita di
allora.
Il settimo sigillo - I. Bergman |
30 giugno 2009
Pedalo lentamente (anche se sono un po'
in ritardo) e getto un'occhiata pigra alle civette dell'edicola: “Strage a
Viareggio”, scritto in basso nella locandina del giornale locale, mi costringe
a fermarmi. Feriti gravi, dispersi, morti; nella notte; un treno; un
treno-merci; esplosione; un treno carico di gas; morti, feriti, dispersi;
morti, feriti, dispersi. La mente, all’improvviso, comincia a entrare in
funzione, facendo pulsare le tempie ed emergendo dallo stato di sonnolenza
dovuto in parte all’essere andata tardi a dormire e in parte al caldo
insopportabile. Le pedalate si fanno più ritmiche, nervose, rabbiose...
Il settimo sigillo - I. Bergman |
La mente decide come muoversi, ora,
senza che riesca a controllarla: ripensa i recenti viaggi e la constatazione di
un progressivo deterioramento della cornice ferroviaria all'interno della quale
mi muovo da sempre; con piacere, un tempo; con disagio, delusione e talvolta
disgusto o angoscia oggi. La mente si sposta in un continuo andirivieni di
immagini e suoni, di ricordi e pensieri ansiosi: gli studenti, i miei
laureandi; Viareggio è così vicino che tutti usano l'auto, ma non loro che
magari non ce l'hanno nemmeno; ma era notte; ma forse abitano vicino alla
stazione...
La mente funziona ormai solo a flash
che si fanno sempre più rapidi. Assaporo di nuovo la sensazione recente di
inaffidabilità delle ferrovie, gli odori, lo sporco e il degrado. Quello che
verifico giorno dopo giorno, quello che deduco o intuisco è puntualmente
confermato da quanto leggo (la manutenzione che non si fa quasi più, il
risparmio sui materiali ecc.)...
Sono in ritardo e mi affretto; nella
commissione della quale sono membro una delle studentesse è di Medicina e
quando entro nella stanza sta già raccontando, con la faccia incredula, il caos
del pronto soccorso, l'impossibilità di dare un nome a qualcuno dei feriti
gravi, l'angoscia impotente. La mente funziona ancora e solo per flash:
Viareggio, i luoghi di certe passeggiate, la stazione, familiare anch'essa...
Il settimo sigillo - I. Bergman |
Gli incidenti capitano e questo non è
certo il primo; ma è così vicino che è impossibile dominare l’angoscia: sono
coinvolti luoghi che conosco bene e forse persone che conosco, con le quali
interagisco.
Gli incidenti possono succedere; sento
già, la immagino, la litania del "da che mondo è mondo"; sento
sgranare i grani del rosario della rassegnazione deterministica, della
consapevolezza saggia di un fato che, perennemente in agguato, non avrebbe
niente a che vedere con le nostre scelte, con i nostri errori, con la nostra
cecità.
La mente continua a muoversi da sola,
senza inibizioni e senza regole; improvvisamente ricordo di aver provato uno
sbigottimento simile, rabbioso e impotente, all’epoca di Chernobyl. Ero molto
giovane, allora, ma il ricordo è vivido come se fosse ieri e la voglia di
piangere si fa ormai quasi insopprimibile. La mente si muove ancora da sola e
mi porta nei luoghi del dolore, del pianto inascoltato di chi non decide mai
del proprio destino.
Per risparmiare tre lire. Per
risparmiare tre lire.
Per-ri-spar-mi-a-re-tre–li-re!
La mente scandisce le sillabe, come se
stessi parlando a voce alta, come se stessi cercando di convincere qualcuno,
come se stessi urlando, in una sorta di patetico comizio: “Ma non vedete dove
ci stanno portando, ma non capite che questa logica falsa e spietata ci
distruggerà tutti quanti?".
Il settimo sigillo - I. Bergman |
Avverto una sensazione di grottesco.
Come per la vicenda del finanziere Madoff e della sua frode per 171 miliardi di
dollari, che mi appare, ora, tristemente metaforica: cosa può fare con una tale
cifra, un uomo solo? Quante vite gli occorrerebbero per godersi il suo
gruzzolo!
La mente si muove da sola tra immagini
sempre più rapide – “mi deve dare altri 37 centesimi” - è una persona abbiente
quella che mi parlava così poco tempo fa e ho pensato che lo fosse (abbiente,
appunto) proprio per questa sua attenzione meticolosa; ho pensato con disprezzo
che è così che fanno soldi, quelli, stando attenti al centesimo e al
sottocentesimo. Quelli: cioè i già ricchi, i già privilegiati dalla nascita, quelli
che, in fondo, hanno una vita sola da vivere, come chiunque altro, ma si
comportano come se fossero immortali.
Per risparmiare (mentre alcuni pochi ne
traggono guadagno) stiamo giocando a scacchi con la morte...
JOF: Mia! Li vedo, Mia! Li vedo! Laggiù contro quelle nuvole scure. Sono tutti assieme. Il fabbro e Lisa, il cavaliere e Raval e Jöns e Skat. E la morte austera li invita a danzare. Vuole che si tengano per mano e che danzino in una lunga fila. In testa a tutti è la morte, con la falce e la clessidra. E Skat è l'ultimo e ha la lira sotto il braccio. Danzano solenni, allontanandosi lentamente nel chiarore dell'alba, verso un altro mondo ignoto, mentre la pioggia lava e quieta i loro volti e terge le loro guance dal sale delle lacrime.
(da Il settimo sigillo)
A Pisa, dove vivo, chiunque ha conoscenti, colleghi o amici a Viareggio e quella, che assomigliava a una delle tante stragi annunciate, era avvenuta così vicino che diventava doppiamente reale e pensarci ci toglieva il fiato. Ricordo l’angoscia e la rabbia e vorrei che lo Stato italiano non abbandonasse i propri cittadini, che non si offendessero ancora quei morti incolpevoli, che nessuno volgesse lo sguardo da un’altra parte di fronte al dolore di chi è rimasto e piange ancora chi non c’è più.
Nessun commento:
Posta un commento
Scrivere in un blog è come chiudere un messaggio in una bottiglia e affidarla alle onde. Per questo i commenti sono importanti. Sono il segno che qualcuno quel messaggio lo ha raccolto. Grazie in anticipo per chi avrà voglia di scrivere qui, anche solo e semplicemente per esprimere la propria sintonia emotiva.