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Berlino, 2009 |
Sulla questione della menzogna, in fondo, la
penso ancora come quando ero un’acerba adolescente: bisognerebbe trovarsi
sempre nella condizione di non dover mentire. Non voglio dire che si debba essere come libri aperti; al contrario,
penso che sia un diritto di ciascuno di noi quello di poter tenere per sé
alcuni sentimenti o pensieri e di selezionare i destinatari delle nostre
confidenze. Però questo è diverso dal mentire continuativamente, cioè dall'abitudine
inveterata e ripetuta a farlo.
MENTIRE: che brutta parola, che brutto
vivere se il mentire è un'abitudine e se riguarda il mostrarsi come non si è regalando agli altri un'immagine artificiosa di noi! Mi sembra che le motivazioni delle menzogne tipiche di questa epoca siano di un segno nuovo. Il mentire di
oggi non ha lo stesso significato del mentire di una volta, ma è diventato la
metafora o l'espressione di un modo di concepire i rapporti che
è di mero uso o consumo degli altri. Un tempo si mentiva per lo più perché ci si vergognava di una nostra azione e si voleva mostrare, soprattutto alle persone care, il nostro volto migliore. Oggi mi pare che si menta sempre più per paura e per egoismo. Mi pare che si menta perché conoscere la verità e non disvelarla è un esercizio di potere sugli altri e dunque si è meno fragili se non ci si mette, con la nostra verità, nelle loro mani.
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Barcellona, 2013 |
C’è del buono anche nel sapere dire bugie e
questa affermazione non è in contrasto con quanto ho appena scritto. Imparare a
dire qualche bugia, da bambini, è un aspetto essenziale di crescita; è il segnale della conquista di
un’autonomia di pensiero. Ci sono autorevoli studiosi che
l’hanno dimostrato, ma per il registro comunicativo scelto in questo blog
sarebbe stonato che ora mi mettessi a fare citazioni e note al riguardo. Diciamo,
quindi, sulle inevitabili bugie, che tutti siamo costretti a dirne, di tanto in
tanto, e soprattutto in determinati contesti formali.
Personalmente, però, non sono molto capace di mentire, specialmente nella sfera delle
relazioni intime, e non perché sia una persona chissà quanto virtuosa, ma più
semplicemente perché non sopporto la fatica che è correlata alla bugia. Ho
sempre pensato che un legame che porta a dover mentire all’altro, a calcolare
troppo le cose da dire, rispecchi un’assenza di fiducia e di coraggio.
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Nuda Veritas, Gustav Klimt, 1899 (part.) |
Per Klimt la Nuda Veritas erano quei peli pubici femminili
così realistici, rossi come i capelli della sua compagna, con i quali scandalizzò
la sessuofobica Vienna fin de siècle.
Per noi, oggi, la
verità è correlata al coraggio di essere se stessi senza che questo si accompagni al calcolo e all'egoismo. (Mi sono sempre piaciute molto solo le persone che uniscono la generosità al coraggio).
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