Ieri sera sono andata ad ascoltare la prova
generale dell’orchestra dell’università per il concerto di stasera al
Teatro Verdi.
Si teneva in un’aula ed ero appena uscita da un’altra simile per
le prove del coro, in quel caso coinvolta attivamente. Mi piace molto l’informalità delle prove e quel clima tra il gioioso e il timoroso che si
respira quando l’evento pubblico è molto vicino.
Custodie di violini o di fiati sparse un po’
ovunque, leggii, archetti, vestiti di diversi colori e per lo più giovani
studenti, come quelli che in ore precedenti della giornata avevo avuto a lezione.
C'ero
andata anche lo scorso lunedì, sempre dopo il coro, ed essendo le due
prove contigue come orario avevo cenato con dei wafer e un succo di frutta
delle macchinette distributrici dell'atrio.
Ieri sera è andata meglio: ho fatto
in tempo a prendere un toast e una spremuta, ma va bene così. Infatti, come credo accada anche ad altri non più studenti, cioè per esempio ai docenti dell'università che suonano nell'orchestra (e che per ora sono pochi, in percentuale) considero un piacevole privilegio potermi confrontare con le nuove generazioni.
A me, poi, sembra
molto bello anche che dei giovani studenti, insieme ad altri più esperti perché già
diplomati a un conservatorio e più avanti nel percorso formativo universitario,
condividano questa comune passione e la possano praticare nella cornice stessa e
con il supporto concreto dell’università che frequentano.
Sono sempre stata convinta, infatti, che lo studio di per sé, se non accompagnato dalla passione e dalla capacità di godere di tutto ciò che di bello la cultura ci ha regalato nel tempo, rischi di ridursi a una pratica arida e tecnica e, alla fine, poco incisiva in ciò che più conta: la formazione di una persona e della sua identità.
Io adoro le prove d'orchestra. A mio avviso molto più interessanti del concerto vero e proprio
RispondiEliminaA me piace anche il contrasto tra le due esperienze!
EliminaBellissimo. La prossima volta, mettici anche qualche suono!
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